L’emancipazione veste Chanel. E nel film Coco avant Chanel, l’amore prima del mito, diretto da Anne Fontaine, ha le sembianze di Audrey Tautou che della dolce Amélie dei tempi andati conserva solo gli occhi da cerbiatta.
Nata nel 1883 (a Saumur) e morta a 87 anni: ricostruire il passato di una donna come Gabrielle Bonheur Chanel – detta Coco – è impresa ardua, specie se dietro il mito si nasconde la fragilità di una vita lontanissima dal lusso e dallo sfarzo di un certo mondo paiettato ottocentesco.
Coco avant Chanel, l’amore prima del mito parte dal principio. Prima l’angusto orfanotrofio dove, abbandonata dal padre, la piccola Gabrielle vive con la sorella; poi la sartoria e gli spettacoli di cabaret dove le due giovani e civettuole sorelle allietano le serate dei baroni francesi, tra questi Étienne Balsan (Benoît Poelvoorde) che sarà per Coco una sorta di mecenate. Infine la vita in società, dedita all’ozio e al vizio, un campo fertile da cui partirà la rivalsa di Coco, ribelle e intraprendente ragazzaccia. Ad un destino da mantenuta, mademoiselle Coco sceglie il duro lavoro con l’ambizione di trasformare la società del tempo, tutta pizzi e merletti, in raffinatezza ed eleganza, elementi che renderanno eterna la Maison Chanel.
Al suon di “troppe piume, troppo trucco, troppi fronzoli, troppo di tutto” la principiante Coco inventerà uno stile nuovo: niente addobbi floreali in corsetti “mozzafiato” o sontuosi cappelli – “con quest’affare sulla testa ci si potrebbe chiedere come faccia una donna a pensare”, è il commento di Coco alla moda del tempo.
In una Francia che si professa “nuda senza ornamenti”, l’eleganza Chanel – che porta il pantalone negli armadi delle donne – viene scambiata per cattivo gusto. Solo Arthur Capel (Alessandro Nivola) trova lo “scandalo Coco” pura eleganza tanto da appoggiarla fino alla morte – l’amore per Capel sarà l’unica concessione che Chanel lascerà al suo cuore di ghiaccio.
La Coco alla Fontaine è un biopic intelligente che aggiunge lucentezza e veridicità ad un mito a più voci: già la fiction di Christian Duguay nonché il film Coco Chanel & Igor Stravinsky hanno reso omaggio alla grande stilista, icona dello stile e della raffinata eleganza. Loro descrivono la celebrità, unico aspetto che – volutamente – Fontaine accenna sul finale di una storia che ha tutt’altra ambizione: qui non va di scena il mito, ma la provinciale che con furbizia e “determinazione femmina” influenzò la moda di un’epoca.