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Sacro e Profano

Sacro e Profano è l'opera prima di Madonna, regista convincente e originale

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Locandina di Sacro e Profano, primo film di Madonna
Locandina di Sacro e Profano, primo film di Madonna

La musica (forse) ci salverà, a suon di rock-movies. Dal recente “I love Radio Rock” diretto da Richard Curtis, passando per l’opera prima di Madonna, col pensiero volto al “This must be the place” di Paolo Sorrentino.
Al momento ci pensa Maria-Louise Ciccone a regalarci le migliori performance, anche quando non deve muoversi in mezzo al palco con un microfono in mano, dirigendo con originalità e semplicità (anche di costi) Sacro e Profano (distribuito dalla Sacher di Nanni Moretti).
Da annoverare tra i “buoni inizi” cinematografici, il film incrocia le esistenze di tre giovani spiantati costantemente in bilico tra bontà d’intenti e malvagità d’azione.
Quando morirò andrò dritto in paradiso perché nella vita ho sempre detto la verità
: il film parte con questa frase pronunciata da A.K. (Eugene Hutz), voce di una band punk-gitana che per pagarsi i concerti soddisfa (a pagamento) le fantasie erotiche di clienti perversi.
Dal detto facile, A.K. è in realtà un buono che cerca di combattere i fantasmi dell’infanzia – un padre violento – nei rapporti sadomaso che instaura per ‘lavoro’ (“Strano come ogni ramo finisca per imitare la propria radice” è l’autocritica di A.K.).

In un gioco di combinazioni esistenziali in cui il giudizio rimane come sospeso – tanto positivi sono i personaggi – i confini tra bene e male si annullano. La dualità diventa costante (e non discriminante) ed il bene trova la sua ragion d’essere nel male.
Così Holly (Holly Weston), bellissima ballerina classica russa, finisce per pagarsi da vivere spogliandosi (con evidente vergogna ed imbarazzo) in un night, sfoggiando sexy completini da scolaretta, in tono con le note di “Baby One More Time” di Britney Spears. Completa il quadro di questo microcosmo in equilibrio fra castigo e redenzione Juliette (Vicky McClure), farmacista filantropa che ruba al ricco (si fa per dire) capo indiano, Sardeep, farmaci d’ogni tipo per dare ai poveri bimbi africani. A loro dedica un salvadanaio per le offerte cui Sardeep ne affianca uno a sostegno della causa indiana.
Commedia unica, brillante e dai risvolti musicali molto interessanti – Eugene Hutz fa realmente parte di un gruppo punk-rock-gitano, i Gogol Bordello – Sacro e Profano racconta gli “sporchi giochetti” che compongono la vita, perché il bene è contagioso almeno quanto il male e “le contraddizioni fuori e dentro di noi non sono dissonanza ma solo un altro modo di definire l’armonia”.