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Afghanistan: arrestati tre operatori di Emergency

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Tre operatori italiani di Emergency – un medico e altri due cooperanti – sono stati arrestati a Lashkar Gah, nel Sud dell’Afghanistan, insieme ad altre sei persone del posto, con l’accusa, secondo quanto riporta l’agenzia Associated Press, di aver partecipato a un complotto per uccidere il governatore della provincia di Helmand.
Ne dà notizia Emergency, precisando che l’arresto è stato effettuato dal contingente Nato-Isaf e dalla National Security afgana. Di poco successiva la smentita da fonti qualificate dello stesso comando Nato in Afghanistan, le quali affermano, invece, che l’operazione è stata condotta solo dai militari della National Security afgana.
Il fatto, però, è stato smentito da un successivo video nel quale si riconoscono chiaramente i militari della Nato armati di tutto punto aggirarsi tra i locali dell’ospedale mentre alcuni militari della Security afgana rovistavano due scatole estraendo qualche pistola, bombe e proiettili.
I tre arrestati sono Matteo Dell’Aira, coordinatore medico dell’ospedale di Emergency a Laktar, il medico bresciano Marco Garatti e il tecnico della logistica Matteo Pagani. L’accusa per i tre sarebbe molto pesante: ‘combattenti rivoltosi stranieri’, reato punito in Afghanistan in maniera molto severa, fino alla pena di morte.
Il portavoce della provincia di Helmand, Daud Ahmadi, ha spiegato che gli arrestati “potrebbero essere coinvolti nel favoreggiamento” di attacchi kamikaze. Ahmadi ha spiegato in una conferenza stampa che la cospirazione riguardava “una possibile visita futura del governatore Gulab Mangal all’ospedale di Laskargah”.
Emergency ora parla di “sequestro” per i tre operatori, mentre il governo afgano frena rispetto alle accuse lanciate ieri e un comandante dei Taliban smentisce qualsiasi legame con l’organizzazione di Gino Strada e ribatte”I tempi di un fermo legale sono scaduti.
Ancora non è stata formalizzata alcuna accusa. Ecco perché più che di detenzione si può parlare di sequestro – afferma Maso Notarianni, responsabile comunicazione di Emergency – A questo punto mi sembra lecito esigere la liberazione del nostro personale e chiediamo che il governo si attivi in questo senso”.
Il ministro degli esteri Frattini risponde: “Non li abbiamo abbandonati: vale anche per loro la presunzione di innocenza, assieme all’impegno preso con noi dalle autorità afghane al rispetto dei loro diritti”. E assicura: “seguiamo e seguiremo con cura l’evolversi” della vicenda. Poi commenta le accuse di Emergency, che parla di sequestro, definendole “frasi che hanno il sapore di una polemica politica che non aiutano innanzitutto i nostri connazionali. Noi siamo fermi nelle garanzie di tutti gli arrestati”.
Mercoledì pomeriggio il ministro degli Esteri riferirà in Parlamento sulla vicenda. A queste parole seguono quelle di Gino Strada di Emergency sulla presunta confessione degli operatori riportata da alcuni giornali. “Niente da confessare” dice Strada “Mi sembra normale che i nostri operatori non abbiano confessato niente perchè non c’è niente da confessare e, in secondo luogo, non è stata formulata alcuna accusa. Tanto più che non sono stati nominati nè un avvocato dell’accusa nè una della difesa”. Intanto l’Ong ha pubblicato sul suo sito – dove tutti possono sottoscriverlo – l’appello “Io sto con Emergency”.
Si riassume la vicenda dei cooperanti arrestati e si ribadisce che “Emergency è indipendente e neutrale. Dal 1999 a oggi ha curato gratuitamente oltre 2.500.000 cittadini afgani e costruito tre ospedali, un centro di maternità e una rete di 28 posti di primo soccorso”.
Fra i firmatari dell’appello, Maurizio Costanzo, don Gino Rigoldi, Ettore Mo, Marco Travaglio, Gianni Mura. Le firme sono già centomila. L’organizzazione ha fissato per sabato prossimo a Roma una manifestazione nazionale per chiedere la liberazione dei tre operatori umanitari. L’appuntamento è alle 15 a piazza Navona.