Serata entusiasmante quella di ieri, 26 ottobre, presso l’atelier del noto designer napoletano Fabio Borrelli, in via Filangieri a Napoli. In occasione del campionato 2010/11 è stata presentata la nuova divisa sociale dei calciatori della squadra del Napoli.
La classe e l’eleganza contano molto, soprattutto per chi è abituato ad apparire in pubblico, e questo Fabio Borrelli lo sa bene. Per tale motivo ha scelto per i giocatori un blazer blu con pantalone grigio in cotone con polo in piquet bianca, come soprabito una fill jacket waterproof con materiali tecnici. Sul taschino della giacca è disegnata una N stilizzata di colore azzurro. Le scarpe, un elegante mocassino, sono state realizzate a mano e fatte su misura dall’artigiano napoletano Benigno.
Testimonial della squadra azzurra sono stati De Sanctis, Cannavaro, Hamsik e Cavani. La serata ha visto la partecipazione anche del
Principe Emanuele Filiberto di Savoia la cui famiglia figura nel libro clienti di Fabio Borrelli ormai da tempo. I capi di abbigliamento prodotti dalla sua azienda sono piccoli oggetti d’arte, per i suoi affezionati clienti e indossarli è un vero piacere per la morbidezza dei tessuti e la qualità delle stoffe, ingredienti che hanno consentito a Fabio Borrelli di essere insignito da Vittorio Emanuele del titolo di fornitore della
“Real Casa di Savoia”. Anche in occasione delle nozze di Emanuele Filiberto con Clotilde Courau la Maison Borrelli ha mostrato a tutti il suo tocco di classe realizzando i tight per lo sposo e suo padre Vittorio Emanuele.
Ma come nasce la storia della “Sartoria Borrelli”? Era il 1904 quando Anna Borrelli, comincia a lavorare nel laboratorio di una zia dove si realizzavano camicie da uomo. Qui apprende l’arte di confezionare capi sartoriali e di lì a poco, negli anni 40, viene affiancata da suo figlio Luigi al quale trasmette i segreti del mestiere. Nasce, così, 1957 la “Luigi Borrelli Camiceria”, il primo embrione di quello che sarà poi il grande complesso sartoriale moderno voluto da Fabio, figlio di Luigi, il quale intuisce che bisogna diversificare la produzione allargandola ad altri capi di abbigliamento.
Un’arte, dunque, tramandata di generazione in generazione, dal sapore partenopeo ed esportata, oggi, da Fabio in tutto il mondo.