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Fazio e Saviano: “Vieni via con me”

Prima puntata del programma di Fabio Fazio e Roberto Saviano, show di Roberto Benigni, classe ed eleganza di Claudio Abbado

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Si parte con un cuore verde, un fondale di scena rosso, una scritta, “Vieni via con me”, bianca; si parte con il tricolore e con Daniele Silvestri che canta “Io non mi sento italiano ma per fortuna o purtroppo lo sono” di Giorgio Gaber.

Fabio Fazio entra in scena ed elenca le prostitute “che lavoravano a Pompei prima dell’eruzione, quelle colte e raffinate che si vendevano per influenzare i clienti potenti che gestivano la politica. Poi è crollato tutto ma il crollo continua ancora adesso”.

Roberto Saviano inizia il suo personale monologo, dedicato all’Italia e alla mafia, attaccando la macchina del fango che attenta, continuamente, alla nostra democrazia. “Se ti metti contro certi poteri, contro questo governo, quello che ti aspetta è un attacco della macchina del fango”. Nomina come esempi Boffo, Fini e Caldoro. “Stai per scrivere un articolo e pensi ‘domani mi attaccheranno’ su cose che non hanno niente a che vedere con la vita pubblica, lo faranno con il tuo privato e ti costringeranno a difenderti. Allora prima di metterti a scrivere ci pensi. E vuol dire che si è incrinata la libertà di espressione”.
A questo punto si rivolge ai giovani perché ascoltino “la storia di una persona che è riuscita a resistere a una macchina del fango gigantesca: Giovanni Falcone”. Da qui un lungo excursus, scandito da brani di articoli di quotidiani – in parte letti anche dall’attrice Angela Finocchiaro – sulle accuse e sui tentativi di delegittimazione del giudice e dell’intero pool antimafia siciliano. Falcone fu un uomo dal grandissimo talento a lungo criticato da vivo e osannato da morto. L’Italia è “un paese un po’ cazzaro”; è capace di ringraziarti e riconoscere il tuo lavoro solo se lo paghi con la vita. A quel punto fa di te un eroe anche se fino a cinque minuti prima ti ha etichettato come buffone.

Nichi Vendola pronuncia ventisette modi per dire omosessuale ed elenca le possibili punizioni all’omosessualità. Fazio conclude citando la battuta di Silvio Berlusconi: “è molto meglio guardare le belle ragazze che essere gay?”. Replica Vendola: “È molto meglio essere felici”.

È il momento di Benigni. “C’avevo n’argomento che prendeva du ore… le donne di Berlusconi…”. Ironizza sul caso Ruby: “Berlusconi dice vendetta della mafia. Prima ammazzavano, ora ti mandano tre diciottenni nel letto! Pensate poveraccio questo Berlusconi, che tutte le sere si trova una cosa come ‘sta Ruby. Ma com’è che la mafia non si vendica mai con me?!”. Prende di mira Bossi, Fede, Alfano e, soprattutto, Ghedini. “Silvio non ti dimettere, non dare retta a Fini, non si lavora più! Santoro, Fazio, l’Unità, io… e poi Ghedini, che fa, torna a fare i soliti film horror?!”. Prende in giro Masi:Masi quest’anno non prende lo stipendio! Sarebbe vergognoso se tu prendessi i soldi e non paghi gli ospiti. Sarebbe terrificante”. Infine fa un riferimento a Saviano e alle minacce che gli ha rivolto la camorra: “Perché questa storia di uccidere, Sandokan? Quest’uomo non ha la pistola, ha una biro…ha scritto un libro e se davvero vale ‘occhio per occhio-dente per dente’ scrivi un libro pure tu, ‘ammazzalo’ con un libro allora, altro che ucciderlo con la pistola”. La scorta dello scrittore di Gomorra dietro le quinte piange. Roberto Benigni saluta il pubblico e regala l’ultima emozione cantando la canzone di Paolo Conte Vieni via con me” un inno all’amore, amore per la propria donna ma anche amore e rispetto per la propria Terra. “Io non me ne vado dall’Italia, io resto qui. Le favole insegnano ai bambini non che esistono i draghi, quello i bambini già lo sanno, ma che si possono sconfiggere”.

Mentre sullo sfondo campeggiano le immagini del crollo di Pompei, il maestro Claudio Abbado – ultimo ospite – elenca le ragioni per cui bisogna difendere la cultura contro i tagli del governo. Perché “arricchisce sempre, è contro la volgarità e permette di distinguere tra bene e male, è lo strumento per giudicare chi ci governa ed è libertà, di espressione e parola. Con la cultura si sconfigge il disagio sociale delle persone perché è riscatto dalla povertà”. Ma soprattutto “la cultura è un bene comune e primario, come l’acqua. Ed è come la vita. E la vita è bella”.