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Quando la protesta diventa eccellente

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Per la prima la Scuola Normale Superiore di Pisa è stata occupata. Sulla facciata di Palazzo della Carovana, in piazza dei Cavalieri, compare, da stamattina, uno striscione: “Quale eccellenza tra queste macerie? Università e Scuola Normale occupate“.

In aula Bianchi studenti dell’Università statale insieme a quelli della scuola hanno stilato un documento sulle ragioni della protesta.

Occupiamo perché chiediamo al direttore Beltram di prendere posizione contro il disegno di riforma Gelmini invece ci risulta che nell’assemblea della Crui (Conferenza italiana rettori) abbia espresso un parere favorevole. Vogliamo inoltre sottolineare che scuole superiori come Normale e Sant’Anna se proseguirà la politica dei tagli alle risorse diventeranno centri senza più ricerca avanzata“.

Il direttore, Fabio Beltram, ha preso atto delle loro richieste: le lezioni sono al momento sospese, come annuncia un cartello all’ingresso: “Scuola Normale occupata, la didattica è sospesa ufficialmente“. Domani sera è prevista una fiaccolata.

Nel tardo pomeriggio gli studenti hanno occupato anche il Sant’Anna. Sulla facciata è stato appeso uno striscione che recita: “Non c’è due senza tre. Atenei pisani bloccati“. La direttrice Maria Chiara Carrozza, responsabile del forum del Pd sull’Università, ha incontrato gli studenti dei collettivi che si sono presentati ai cancelli e li ha fatti aprire perchè “L’università è aperta a tutti“. La professoressa ha accettato la richiesta di sospensione della didattica per l’intera giornata di domani e ha invitato gli studenti ad avere rispetto del luogo e a documentarsi sul ddl Gelmini: “Se andate a Roma domani dovete essere bene informati sulle ragioni della protesta“. Il suo intervento è stato accolto da un lungo applauso. Qualcuno ha detto: “Abbiamo un rettore operaio“.

La partecipazione attiva alla protesta da parte di due scuole di eccellenza, quali la Normale e il Sant’Anna, conferisce un ulteriore colpo al ddl Gelmini che domani attende il voto alla Camera. Il mondo accademico italiano è, dunque, sempre più compatto nell’urlare il suo NO ad una riforma che tutto mira a raggiungere fuorchè garantire un futuro al sistema scolastico e universitario.

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