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Gli agrumi della vergogna

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Gli furono certificati dieci giorni di prognosi ed in seguito a questo accadimento si verificò una guerriglia urbana che portò all’arresto di sette immigrati. Furono accusati di violenza e danneggiamento.
Il giorno dopo sembrò placarsi la rabbia, ma settecento immigrati si radunarono davanti al comune per denunciare le violenze da loro subite. Ignoti ferirono alle gambe due extracomunitari e due abitanti di Rosarno furono fermati dai carabinieri perché con una ruspa avevano cercato di trascinare due cassonetti dell’immondizia per scagliarli contro i lavoranti.
Mentre venivano condotti nei centri di prima accoglienza di Crotone e Bari, si verificarono altri atti vandalici e di protesta da parte degli abitanti della cittadina.

Ad un anno dalla rivolta degli immigrati e dalla “caccia al negro” che ne seguì, solo seicentocinquanta dei duemilacinquecento in origine sono tornati a lavorare nella Piana di Gioia Tauro. Le ragioni vanno ricercate sia nel mercato che è in crisi, come si evince dalle lamentele degli agricoltori, sia, soprattutto, per evitare nuovi scontri. Le paghe sono le stesse dello scorso anno: 25-30 euro a giornata o 1 euro per cassetta riempita. La situazione a distanza di 12 mesi rimane drammatica; nulla è stato fatto per favorire l’accoglienza, soprattutto manca un centro dove ospitare i lavoranti.

Le sistemazioni spesso si riducono a baracche o tende tra fango e rifiuti, senz’acqua né elettricità, avvolti da esalazioni fetide che avvampano l’anima. Si può morire con poco, perché non ci sono norme igienico-sanitarie. Si dorme su reti sgangherate, al lume di candele, coperti da teloni di plastica per proteggersi dalla pioggia.

Una donna di 83 anni, Norina Ventre, che gli immigrati chiamano mama Africa, allestisce la domenica una mensa della solidarietà. Molti che aiutano i lavoratori vengono minacciati, ma sono tanti quelli che raccolgono indumenti, scarpe o generi di primo consumo per distribuire aiuti con i camion della speranza.
Le fabbriche che fungevano da casa per gli stagionali sono state svuotate. La polveriera Rosarno potrebbe riesplodere, perché l’integrazione è difficile. I nuovi braccianti provengono dall’Unione Europea: sono bulgari, romeni.
Anche se lavorano in nero, quando vengono effettuati i controlli, non devono esibire il permesso di soggiorno.
Tutto è come sospeso in questa cittadina. L’ospedale, le fabbriche dimesse, le palazzine non terminate nei lavori. Proprio come le vite di questi emigranti che vivendo in condizioni indescrivibili, degradanti, con poca cooperazione, hanno un’esistenza in prestito.