Per il WWF Italia il bilancio ambientale 2010 del nostro Paese si chiude con un segno negativo, se si esclude il grande sforzo fatto per adeguarsi al contesto internazionale sulla Convenzione della Biodiversità che ha visto nel 2010 l’approvazione della strategia nazionale, di cui però si attende la cabina di regia Stato-Regioni.
La questione ambientale sembra separata dal contesto generale e fortemente indebolita per una significativa difficoltà amministrativa e gestionale e quindi di ruolo, in cui è caduto il Ministero dell’ambiente anche a seguito di un taglio di risorse economiche che non trova eguali in nessun altro dicastero.
Gli elementi salienti del fallimento delle politiche ambientali nel nostro paese trovano un particolare punto di evidenza nell’ulteriore ritardo accumulato nel settore delle politiche energetiche dove l’Italia rimane il paese più arretrato a livello comunicatorio nel raggiungimento degli obiettivi di Kyoto, ma non tutto è negativo.
Uno studio autorevole effettuato dalla Agenzia Europea per l’Ambiente (EEA) analizza la tendenza dei livelli di concentrazione di alcuni composti inquinanti dagli anni Novanta fino ad oggi.
Le direttive europee che hanno dato una svolta all’atmosfera del nostro continente sarebbero tre: una introduce gli standard per i veicoli stradali venduti nella UE (i cosiddetti motori Euro), un’altra si occupa della prevenzione e riduzione dell’inquinamento (direttiva IPPC), mentre la terza è quella per la riduzione delle emissioni dai grandi impianti di combustione (direttiva LCP).
Industrie, impianti di combustione per la produzione energetica, raffinerie e trasporto rimangono dunque le principali fonti di inquinamento atmosferico.
Il quadro che ne esce è tutto sommato rincuorante, soprattutto per chi è stato “colpito” dalle misure europee anti-smog sempre più restrittive. In particolare il contributo del settore “trasporti su strada”, pur rimanendo la principale fonte di emissioni nella maggior parte delle città e malgrado la crescita costante della richiesta di combustibili, mostra un decremento significativo.
L’introduzione degli standard Euro per i motori ha portato infatti al crollo delle emissioni del velenosissimo monossido di carbonio (CO), diminuito dell’80%. Calano anche gli ossidi di azoto (NOx), che contribuiscono alla formazione dello smog estivo, e le polveri sottili (PM2.5), queste ultime sono diminuite di ben il 60%, valori che si allineano a quelli evidenziati dalle nostre agenzie regionali.
I livelli sono ancora ancora troppo alti ma comunque di molto inferiori a quelli che si registrerebbero senza l’applicazione delle normative.