Molti sostengono che non ci sia mai stato olocausto e che milioni di persone non siano mai state immolate a quella ideologia maledetta portata avanti dal Fuhrer e dai suoi adepti, inventori delle famigerate “camere a gas”, ove donne, bambini e uomini innocenti furono condotti senza remora e benevolenza alcuna. C’è un romanzo, in uscita in Italia in questi giorni, che è già un caso editoriale.
Si intitola “Il profumo delle foglie di limone” e racconta la storia di una ragazza che trova in due vecchietti un rifugio e quell’affetto di cui ha bisogno in un momento disperato della sua vita. Scopre però che sono due ex criminali nazisti. Il loro essere presenti come i nonni che non ha mai avuto, non le permettono subito di capire quale sciagura sia l’inferno che si è scelta. Si salva grazie alla rabbia, all’amore, alla ricerca della verità.
La spagnola Clara Sanchez ha voluto regalare una storia che ci mette di fronte al raccapriccio camuffato con sentore paradisiaco.
Quando guardiamo in tv quegli uomini ormai anziani, disfatti dalla vecchiaia, che un tempo sono stati carnefici spietati, non riusciamo a capacitarci di come l’uomo possa calpestare l’onorabilità del prossimo e schiavizzare la volontà altrui senza misura.
Hitler, nella sua esasperata ricerca dell’individuo puro, portò alla morte innocenti che, prima di soccombere, subirono torture ineffabili. Intere famiglie furono trasferite nei campi di concentramento. Essere ebrei significava avere un marchio di infamia. Eppure lui stesso non si può dire fosse l’archetipo della razza ariana. Rappresentava anzi l’inverso, con quella sua media altezza e poca atleticità. Riuscì a confondere ed esaltare quella massa di invasati che lo seguirono fino a fargli dimenticare le sue poche tipicità. La Germania plasmò il nazismo come il dott. Frankestein, personaggio omonimo del libro della scrittrice Mary Shelley, diede vita alla sua creatura, come uomo nero, prodotto per instaurare superstizioso terrore solo a nominarne l’appellativo.
I resti di quel periodo scuro della storia sono ancora lì a gridare scandalo e vergogna. I giovani d’oggi debbono essere portati per mano sui sentieri della conoscenza per abilitare i loro animi alla compassione e all’ossequio verso chi ci ha lasciati senza poter gridare vendetta. Intimidazione, violenza, delazione e morte. La menzogna era il virus letale che disarmava le coscienze. Mostruosamente organizzato e corruttore, il regime non dava spazio alla più innocua delle proteste.
Non bisogna usare metafore per parlarne ora come nel futuro. Solo così si potrà alzare la cortina di gelo che incentiva nelle percezioni la paura.