Venerdì 18 marzo, al Teatro Politeama di Varese, in occasione del 60° anniversario dell’Avis, il gruppo spettacolo dell’accademia di danze irlandesi “Gens d’Ys” si è esibito in un’ esibizione che ha fatto sognare a tutti di trovarsi davvero nel bel mezzo di una festa popolare immersa nel verde. Per un’ora e mezza i ballerini (anche se, per una questione di maggioranza numerica, sarebbe il caso di dire le ballerine) hanno eseguito i passi della tradizione folkloristica, che appaiono notevolmente difficili per chi è estraneo al mondo della danza, con una precisione e una sincronia che lasciano senza parole.
In queste danze, infatti, è assolutamente vietato sbagliare: i ballerini danzano con un tipo particolare di scarpe chiamate heavy shoes, che, per intenderci, sembrano un po’ quelle indossate dalle streghe della tradizione popolare, caratterizzate dall’avere la punta in fibra di vetro e il tacco vuoto. Il materiale in cui queste scarpe sono realizzate fa sì che ogni passo sia molto rumoroso, per intenderci all’incirca come le scarpe da tip tap, il che impone ai ballerini di essere sempre, perfettamente, a tempo, per evitare il cosiddetto “effetto pioggia”, ovvero il ripetersi molto ravvicinato del rumore di tacchi che battono sul pavimento. Le heavy shoes permettono anche di ballare senza musica: le scarpe, infatti, fanno da colonna sonora alla danza. Ma non tutti i balli si eseguono con le scarpe pesanti: esistono anche le light shoes, che donano ai passi una dolcezza e una leggerezza che ricordano la danza classica.
Il tutto è accompagnato dai colori degli abiti femminili, che variano dal blu, al giallo, al rosso, fino al tipico e immancabile verde. Non aspettatevi, però di vedere vestiti tradizionali: come spiega Umberto Crespi, insegnante dell’accademia, durante gli spettacoli si usano abiti da palco, non quelli della tradizione, che sono, effettivamente, abbastanza ridicoli. In alcune danze, poi, la contemporaneità fa capolino attraverso pantaloncini di jeans, simbolo di come tradizione e modernità, passato e presente, possano fondersi in un connubio perfetto.
Dopo lo spettacolo mi erano sorte tantissime curiosità riguardo all’accademia Gens d’Ys, e per soddisfarle ho fatto delle domande a Umberto Crespi e a Francesca Chiappini, una ballerina.
Umberto, come e quando nasce l’idea di fondare un’accademia di danze irlandesi in Italia?
“L’idea di aprire un’accademia di danze irlandesi viene nel 1993 a un gruppo di amici della Comunità Giovanile di Busto Arsizio (VA), che, durante vari viaggi in Irlanda, resta colpito dalle danze, molto poco contaminate dalla globalizzazione. Inizialmente ci sono piccoli gruppi di spettacoli il cui entusiasmo, accompagnato dal successo di pubblico, li spinge a continuare a coltivare la loro passione, e hanno fatto bene, dato che ora l’accademia conta oltre 6000 iscritti e 8 sedi in Italia.”
Per poter eseguire bene tutti i passi delle danze è necessario avere una base di danza classica, o di qualche altro genere, o ci si può avvicinare alla danza irlandese anche senza nessuna esperienza nel campo del ballo?
“Assolutamente no, non c’è bisogno di nessuna preparazione. Le danze irlandesi sono adatte a tutti, dai 5 agli 80 anni. Esistono poi vari tipi di danze: quelle tradizionali in gruppo, dette Ceili, e soliste, chiamate Step, e poi c’è il nuovo stile irlandese, quello che si vede nei musical Riverdance e Lord of the Dance.”
Insomma, ce ne è davvero per tutti i gusti!
Francesca, tu da quanto tempo fai parte dell’accademia? E come mai questa decisione?
“Io sono iscritta all’accademia dal 2008, ma faccio parte del gruppo spettacolo solo dal 2010. Ho sempre avuto la passione per la mitologia celtica e in più il mio ragazzo mi ha trasmesso quella per la musica irlandese, quindi quando al Bustofolk (organizzato proprio da Gens d’Ys) ho visto un’esibizione di danza, iscrivermi mi è venuto quasi naturale.”
Quante ore alla settimana ti alleni insieme al resto del gruppo spettacolo?
“Insieme al gruppo 3 ore alla settimana, ma è necessario allenarsi individualmente tutti i giorni.”
Gens d’Ys, quindi, offre a tutti l’occasione di riscoprire le antiche tradizioni che altrimenti andrebbero perse senza tralasciare il divertimento, e anche se occorre una buona dose di fatica, visto il successo, direi che per tutti vale proprio la pena di provare!