Leggendo la locandina di uno spettacolo teatrale, tutto mi sarei aspettata tranne che trovare la seguente frase: “Marcido Marcidorjs e Famosa Mimosa va a presentare Paolo Oricco in una straordinaria edizione di Loretta Strong di Copi. Manovreranno l’astronave Maria Luisa Abate e Stefano Re”. Cos’è Marcido Marcidoris e Famosa Mimosa? Chi è Copi? E, soprattutto, perché mi parla di un’astronave?
La curiosità ha avuto la meglio su di me e così mi sono informata: Marcido Marcidoris e Famosa Mimosa è una compagnia teatrale fondata nel 1985 da Marco Isidori, Daniela Dal Cin e Maria Luisa Abate, rispettivamente regista, scenografa e attrice, che si è fatta notare dalla critica fin dal suo esordio guadagnandosi vari premi.
Copi, invece, pseudonimo di Raul Damonte Botana, (1939- 1987), fu autore di fumetti, scrittore e drammaturgo argentino, che però pubblicò opere principalmente in lingua francese. Tra queste, Loretta Strong appunto, che debuttò al Théâtre de la Gaïté Montparnasse nel 1974, e in Italia nel 1984 al Teatro dell’Orgoglio.
Ma che cos’è questa astronave? Per scoprirlo non ho potuto far altro che aspettare la prima dello spettacolo. Entrati in sala, ci accorgiamo che sul palco ci sono quattro attori che indossano delle tute spaziali fatte di cartone, emettono versi strani e si muovono come se fossero una via di mezzo tra dei robot e degli alieni. Solo dopo che tutto il pubblico si è seduto uno degli attori pronuncia agli altri una frase di senso compiuto: “Fischiano, fischiano. Pernacchiano, pernacchiano. Voi ringraziate sempre.” E poi ricominciano i versi e i movimenti privi di senso. Questa scena si ripete per varie volte lasciando un enorme punto interrogativo sui volti attoniti degli spettatori.
La scenografia è completamente inesistente, fatta eccezione per un affare circolare di cui non si capisce l’utilità fino a che i personaggi non decidono di partire, facendoci così scoprire che quel cerchio è…l’astronave! Tutto accade in un attimo: la terra esplode, appaiono esseri che credevamo esistere solo nei film di fantascienza, l’umanità intera si estingue e resta solo lei: “Loretta Strong”. Strong di nome e di fatto oserei dire. È forte fisicamente, nel suo essere contemporaneamente uomo e donna, è forte verbalmente, per il linguaggio che usa, è forte moralmente, come dimostra il suo coraggio di partorire continuamente in un universo in cui non c’è più nient’altro se non dolore, violenza, morte e distruzione.
Il monologo è l’assurdo grido disperato di chi vuole vedersi affermato in questo mondo, senza sentirsi giudicato per le sue voglie, i suoi desideri e i suoi peccati; di chi vuole portare al sicuro la sua ricchezza e vive sperando di riuscire, un giorno, a compiere la sua missione; di chi vuole rinascere rinnovato, purificato, dopo varie morti per annegamento. Un monologo assurdo quanto assurde sanno essere le paure umane, perfettamente interpretate da Paolo Oricco, che dimostra in ogni battuta la sua straordinaria bravura, recitando senza battere ciglio perfino a testa in giù.
Il risultato è uno spettacolo assolutamente indefinibile, di quelli che acquisiscono un senso solo dopo averci dormito su e aver riflettuto sul perché alcune battute si ripetano continuamente, come una sorta di refrain. Consigliato a tutti quelli che amano il teatro dell’assurdo, ma soprattutto a tutti quelli che non lo amano: potrebbe essere la volta buona per cambiare idea!
Loretta Strong sarà in scena a Roma al Teatro Arvalia dal 28 marzo al 2 aprile.