Uomo pieno di fede, riuscì a trasmettere la sua semplicità nel compiere le opere affidategli dalla Chiesa, rappresentando al contempo una figura di elevata grandezza.
Nato in una famiglia semplice, perse molto presto la madre ed anche il fratello, restando col padre, uomo di grande dolcezza E’ stato operaio, attore e poi religioso, ma prima di tutto un riferimento per tanti ed un esempio di come il bene vinca sul male.
Con le sue scelte ha messo in crisi la Curia, turbata dalla sua libertà intellettuale. Aveva grande umiltà e non accettava di sostituirsi agli altri. Comunicava con autorità e umanità al contempo. Molti sono stati i viaggi apostolici, rischiosi per la sua incolumità, ma affrontati con gioia e senza paura.
La speranza insita nelle sue parole ha ispirato tanti nella ricerca della preghiera. Lui si era affidato fin da giovane alla Madonna, la sua Mamma, che, era convinto, lo avesse salvato quel giorno dell’attentato del tredici maggio 1981, quando inspiegabilmente il proiettile sparato dalla pistola di Ali Agca, era stato come deviato, permettendogli, nonostante la gravità delle ferite, di sopravvivere. Quello stesso proiettile che poi porterà a Fatima, facendolo incastonare nel diadema della Vergine. Effettuò molti pellegrinaggi e si attivò perché il culto della Madre di Cristo fosse sempre vivo e ardente nei cuori d’ognuno.
Benedetto XVI abrogò i cinque anni necessari in genere per un processo di beatificazione ed iniziò subito dopo la morte del papa polacco la causa, proprio nel 2005, il giorno della festa di Fatima.
Il miracolo che è stato fondamentale perché si potesse procedere, è stato quello si suor Marie Simon Pierre, malata di Parkinson, che ormai guarita, racconta come grazie alle preghiere sue e delle sue sorelle, Papa Wojtyla l’abbia aiutata a vincere il morbo che le provocava rigidità e tremori. Narra che la sofferenza che condivideva con Giovanni Paolo la sopportava proprio perché vedeva in questa affinità col papa il desiderio di dedicare le tribolazioni a Dio. Quando il Papa morì lei si sentì persa e cominciò a sentirsi sopraffatta dalla pena. Esattamente a due mesi dalla morte di Carol Wojtyla, suor Marie sentì il desiderio di scrivere il nome del pontefice e si rese conto che la mano non le tremava più e quando si alzò dal letto, riscontrò di non avere più rigidità negli arti.
Il carisma di Giovanni Paolo ha vinto i confini geografici della Terra. Nessun pontefice come lui, forse anche grazie ai 27 anni di pontificato, ha saputo straordinariamente avvicinare, in particolar modo i ragazzi alla Chiesa ed insieme a loro rendere il culto più accessibile.
Era un uomo vero che le persone amavano e continuano a venerare. La speranza è che non manchi molto per collocarlo nella sfera dei santi così come da subito aveva manifestato in richiesta vox populi.