Una nuova tragedia della “dimenticanza” quella avvenuta stamattina a Passignano sul Trasimeno, in provincia di Perugia. A distanza di pochi giorni dal dramma della piccola Elena, ecco che la storia si ripete. Quasi identica. Quasi un copione con piccole, blande variabili. Un bimbo di 11 mesi, lasciato in auto dal padre che si era diretto a lavoro, è morto per un malore. A nulla sono valsi i tentativi di rianimazione del bambino da parte dei medici del 118, immediatamente allertati probabilmente dallo stesso genitore che si sarebbe reso conto dell’accaduto solo quando è ritornato in macchina alla fine del turno di lavoro.
Da una prima ricostruzione effettuata dagli inquirenti, sembrerebbe che il bambino sia stato lasciato in macchina dal padre che, impiegato presso il club velico situato nei pressi del lago Trasimeno, si era affrettato per raggiungere il luogo di lavoro. Il bambino, che non aveva ancora compiuto un anno di età, sempre secondo la ricostruzione dei Carabinieri del Comando Provinciale di Perugia e dei sanitari del 118 che sono stati i primi ad accorrere sul posto, avrebbe accusato un malore contro il quale nulla hanno potuto i tentativi di rianimazione messi in atto dal personale medico.
In queste ore gli investigatori stanno ascoltando il padre del bambino e la madre, una psicologa di origini albanesi, nonché le prime persone intervenute sul posto, per stabilire l’esatta dinamica che ha portato al compimento del dramma.
Il colonnello Carlo Corbinelli del comando provinciale dei carabinieri di Perugia ha affermato: “Non abbiamo motivo di ritenere che non si tratti di una tragedia. I genitori sono devastati“.
Ebbene, sarebbe disumano il contrario. Perché è umano sbagliare, è umano confondersi. Ciò che non è umano è il continuo correre, la frenesia della nostra quotidianità, la solitudine della nostra vita che ci spinge a tuffarci negli impegni, nel lavoro, caricandoci di una fatica che poi non riusciamo a sopportare.
E’ qualcosa di disumano, la dimenticanza. Perché ci fa perdere la coscienza di noi stessi e delle cose che abbiamo di più caro. Delle persone e dei nostri affetti, delle domande e della nostra felicità. Trascurando la Vita. Se così non fosse, questa tragedia non avrebbe senso. E sarebbe atroce, insopportabile, crudele. Disumana, appunto. Ma la nostra speranza è che un senso, questa piccola vita ceduta, ce l’abbia. Quantomeno quello di farci fermare un attimo a guardare, a prestare attenzione a ciò che accade a noi e intorno a noi.