Una recente ricerca scientifica, pubblicata sul Journal of Neuroscience, ha dimostrato che, solo se la corteccia cerebrale presenta oscillazioni elettriche lente, chiamate onde theta (con una frequenza da 5 a 7 Hz) durante la fase REM del sonno, le persone ricorderanno il sogno poco prima del risveglio.
I ricercatori hanno dimostrato che si tratta dello stesso procedimento che si riscontra anche in stato di veglia per la cosiddetta memoria episodica.
Insomma, sono coinvolte le stesse aree cerebrali, e simili sono i meccanismi neurofisiologici, sia per quanto riguarda l’accesso a ricordi episodici, sia per quanto riguarda il recupero dei sogni al risveglio. L’unica differenza, è lo stato di veglia: nel primo caso il soggetto è sveglio, nel secondo dorme e sogna.
Lo studio spiega anche perché la cosiddetta anoneria, ossia la perdita del ricordo dei sogni dopo lesione cerebrale, sia conseguenza o di una lesione della giunzione temporo-parieto-occipitale o della corteccia prefrontale mediale. Si tratta, in sostanza, delle stesse aree cerebrali che permettono ad individui privi di danno cerebrale di ricordare i sogni solo in presenza di specifiche oscillazioni elettriche.
L’esperienza onirica non è da limitare esclusivamente agli stadi REM del sonno, ma a tutte le sue fasi; il successivo ricordo dei sogni è da ricondurre all’assenza sulla corteccia temporo-parietale destra di oscillazioni con frequenza da 8 a 12 Hz, chiamate onde alpha.