Ha conquistato il primo Grande Slam della stagione, ha trionfato nei tre Masters 1000 a cui ha partecipato (a Montecarlo era assente), è imbattuto dall’inizio dell’anno (32 vittorie consecutive, 34 se si considerano i due match di Davis dello scorso dicembre) ed ha appena sfatato anche l’ultimo tabù: battere il re della terra, Rafa Nadal, sulla sua superficie preferita, nonchè davanti al proprio pubblico. Dire che, attualmente, Novak Djokovic è pressochè imbattibile, per una volta, non è un eufemismo. Il serbo ha conquistato la finale di Madrid contro Rafa Nadal col punteggio di 7-5 6-4.
Nel primo set Nole partiva fortissimo, andando addirittura sul 4-0, per poi farsi riprendere da un Nadal indomabile che si portava dapprima sul 4-2 e poi piazzava il secondo controbreak sul 5-3. Nel turno successivo di battuta, lo spagnolo annullava ben 3 set point e rimetteva tutto in parità (5-5). Ma Nole non si lasciava impressionare, teneva il servizio con facilità ed otteneva il break decisivo a zero, trasformando il suo quarto set point con l’aiuto del nastro.
Nadal iniziava alla grande il secondo parziale, conquistando un break in apertura, ma Nole, una volta di più, incassava il colpo quasi con indifferenza e replicava nel game successivo riportandosi in parità. Il match rimaneva in sostanziale equilibrio ( nonostante una certa supremazia di fondo di Djokovic) fino al 5-4 per Novak: sul servizio di Nadal, il serbo si portava sullo 0-40 con un rovescio incrociato micidiale, procurandosi così tre match-point. Il primo lo sprecava con un rovescio appena fuori, ma il secondo, dopo uno spettacolare scambio praticamente in apnea, era quello buono (rovescio fuori di Nadal).
Durante l’intero match la vittoria del serbo non è sembrata mai realmente in discussione, tranne forse nel momento della rimonta di Nadal nel primo set (da 0-4 a 5-5); ma anche qui Nole ha mostrato quello che forse è il suo vero e principale punto di forza in questo momento: la solidità mentale. Ritrovarsi sul 5-5, dopo essere stato avanti di due break contro il numero uno del mondo, avrebbe potuto mandare in crisi chiunque, ma il serbo sembra riuscire a mettersi tutto alle spalle e giocare ogni punto come se fosse l’ultimo (o il primo). Nadal, invece, non ci pare essere ancora al top sulla terra. Anche ieri, contro Federer, ha sofferto molto. Gli manca, probabilmente, ancora un pò di quell’aggressività, che in genere gli permette, quantomeno a tratti, di dominare gli scambi. Troppo passivo, insomma, il Nadal visto questa settimana nella “Caja magica” di Madrid. Oggi è stato comunque bravo a non scoraggiarsi dopo l’avvio bruciante del serbo, cominciando a cercare di più il dritto di un avversario che lo stava letteralmente distruggendo, in particolare col rovescio incrociato, col quale Novak riusciva a trovare costantemente angoli strettissimi che mandavano in crisi lo spagnolo. Per rimanere in partita Rafa era addirittura costretto a estrarre dal cilindro colpi degni del miglior Federer (strepitoso un lob da sotto le gambe, spalle alla rete, nel primo gioco del secondo set). Si interrompe così una striscia di 37 vittorie consecutive sulla terra rossa per lo spagnolo (l’ultima sconfitta su questa superficie risaliva al Roland Garros del 2009, contro Soderling). Non bisogna comunque dimenticare le particolari condizioni della terra di Madrid, tradizionalmente anomale (qui hanno trionfato in passato Federer, contro Nadal, e addirittura uno specialista del serve and volley come Stefan Edberg), con palle che viaggiano molto più velocemente rispetto a quanto accade in genere sulla terra, anche per una questione di abitudine. Già a Roma le cose potrebbero andare diversamente.
Ad ogni modo, questo ultimo scorcio di stagione sulla terra promette ulteriori scintille: la sfida fra il “king of clay” Nadal, “l’invincibile” Djokovic ed il redivivo “maestro” Federer (che ieri nella semifinale contro Nadal ha comunque dimostrato di essere ancora vivo e vegeto) è quantomai aperta.