La studentessa inglese Meredith Kercher fu uccisa il primo novembre 2007.
L’accusa ha sempre basato le sue tesi sulle tracce di Dna trovate dai periti della Scientifica su un coltello sequestrato a casa di Raffaele Sollecito, ritenuto l’arma del delitto: tracce di Meredith sulla punta e di Amanda Knox sul manico. Ma se non fosse così?
A sollevare i dubbi sono stati i periti nominati dalla Corte d’Assise d’appello di Perugia, dove si sta svolgendo il processo di secondo grado contro Amanda Knox e Raffaele Sollecito per l’uccisione della studentessa inglese.
«Forse le tracce sul coltello non sono di Meredith», hanno detto i periti, che hanno anche smontato la perizia genetica sul gancetto del reggiseno della ragazza, dove sarebbe stato trovato il Dna di Sollecito: «Non si può escludere che i risultati ottenuti possano derivare da fenomeni di contaminazione ambientale e/o di contaminazione verificatasi in una qualunque fase della repertazione e/o manipolazione».
Sempre per i periti gli accertamenti tecnici della Scientifica non sono «attendibili perché non sussistono elementi scientificamente probanti la presenza di presunte cellule di sfaldamento sul reperto. Vi è stata una erronea interpretazione del tracciato elettroforetico degli Strautosonici; vi è stata una erronea interpretazione del tracciato elettroforetico relativo al cromosoma Y».