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Borse a picco. Si salvi chi può

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Le borse internazionali cadono a picco e come spesso capita quella di Milano indossa la “maglia nera” di questa folle discesa. Eppure sembrava che dopo i minimi storici toccati dai mercati finanziari agli inizi del 2009 si sarebbe potuto assistere ad una rassicurante nonché necessaria ripresa. Il problema è che il breve rimbalzo iniziato nel marzo di quell’anno si è rivelato soltanto una ingannevole illusione e questo si deve al fatto che il mercato azionario non rispecchia mai i valori concreti dell’economia reale, e spesso si lancia in ipotesi speculative ottimistiche senza una base solida a sostenerle. Il risultato è che oggi, a distanza di circa due anni, tra promesse e slanci interrotti sul nascere, siamo una nuova volta sprofondati nel fango più denso della crisi globale.

L’utopia di essere usciti dal transitorio periodo di decadimento economico con largo anticipo sulle previsioni, ha fatto sì che le borse internazionali si rianimassero infondendo una ritrovata fiducia negli investitori, ma la verità è che i mercati si rialzavano mentre la crisi nel mondo reale non era ancora passata e ben presto le contingenze storiche  si sono imposte sul sistema astratto della finanza mondiale. Così dalla Grecia al Portogallo, passando per l’Irlanda e il timore di nuove crisi nei paesi mediorientali, gli indici dei mercati  azionari sono tornati verso i valori effettivi della nostra economia internazionale. La disoccupazione, l’inflazione, la sfiducia delle persone sono i veri metri di misurazione per testare  la salute di un sistema economico, e soltanto ad essi ci si deve affidare specie quando riflettiamo su come investire per il nostro futuro.

Non vogliamo di certo gettare in visioni apocalittiche il destino del capitalismo occidentale, ma per chi non possiede enormi somme per permettersi di speculare sull’alta finanza, è necessario offrire una possibilità per crescere senza troppe paure e rischi incalcolabili, perché purtroppo in questo sistema sono sempre i pesci più piccoli che hanno la peggio.  Allora come si deve comportare un normale cittadino che riesce ancora a mettere da parte un terzo del proprio stipendio? Ritornare a mettere i propri risparmi sotto il materasso della nonna? O gettare tutto in qualche casinò di frontiera? Di certo chi ci governa non si preoccupa di così piccole questioni e le banche sono purtroppo travolte dai postumi di una sbornia che (come la crisi) non finisce mai. L’unica soluzione è essere pazienti perché le euforie troppo precoci, così come le paure immotivate,  rischiano di buttarci a terra ancora più pesantemente; e soprattutto cercare nella vita di tutti i giorni, nel nostro paese o nella nostra città, i segni concreti dell’inizio di un nuovo periodo costruttivo che abbia in sé la verità effettiva delle cose indispensabile per farlo durare nel tempo.