Era il 1993 quando uno stagista della Nokia, la rinomata azienda di telefonia, inviò per la prima volta uno Short Message, un breve messaggio di testo, da un telefono cellulare ad un altro telefono cellulare.
In questi 18 anni quel nuovo sistema ha innescato un effetto devastante su tutto il processo comunicativo, intaccando anche il linguaggio e i suoi cardini grammaticali.
Il messaggino stesso oggi si chiama SMS, acronimo dell’inglese Short Message Service, servizio messaggi brevi ed è comunemente usato per indicare un breve messaggio di testo.
Il suo costo contenuto lo ha reso abbordabile al punto da farlo preferire alla stessa telefonata, certamente più esosa sia per lo scatto alla risposta che per il costo di durata.
Ma proprio perché si tratta di un “breve messaggio di testo” il numero di caratteri da poter digitare è limitato. Quindi si è fatta di necessità virtù e si è intervenuti direttamente sulla lingua, modificando le parole, abbreviandole, tranciandole e addirittura trasformandole. Un sistema che è entrato a far parte del vivere quotidiano per cui non è raro imbatterci in e-mail o anche messaggi cartacei nei quali, sovente, ci si ritrova a dover leggere cose tipo: cmq, tt, xke, bn, xò, qlk, sl, etc… Evitando doverosamente la punteggiatura perché impegnerebbe caratteri preziosissimi.
Ovviamente, però, ci sono SMS ed SMS… Accanto a quelli banali o sgrammaticati ci sono anche una serie di SMS che fanno sobbalzare il cuore o che ci fanno infuriare… O che, semplicemente, generano un moto di tenerezza… SMS che sono vera poesia. SMS che sono attimi, istantanee di una vita vissuta.
Era la vigilia di Natale del 1999 quando una mia cuginetta (ora tanto novella dolce sposina quanto puntigliosa professoressa di lettere) mi svelò un’abitudine di adolescenti e teenagers, quella di trascrivere in un quaderno gli SMS più belli. Una sorta di diario scritto “a messaggini”.
Una cosa bella, evidentemente retaggio non solo adolescenziale, se si pensa che l’artista inglese Tracey Moberly , oggi 47enne, ha recentemente pubblicato un libro che altro non è che la raccolta di 100 mila SMS da lei ricevuti o inviati in ben 12 anni. Anche la Moberly, quindi, si era approntata un proprio “diario di SMS”.
L’autrice del libro intitolato “Text me up” ha raccontato in un’intervista al “Sun” di aver maturato l’idea di trascrivere i messaggini dopo che, per errore, aveva cancellato tutti gli SMS ai quali teneva molto.
Dopo la trascrizione, l’idea della pubblicazione. “Text me up” ripercorre, messaggino dopo messaggino, un pezzo di vita dell’autrice, “dal matrimonio al divorzio, passando attraverso la paura generata dall’11 settembre”, come in un collage di fotografie scattate a più mani.
Probabilmente l’idea della pubblicazione di simili diari sarà ripresa e realizzata anche nel nostro paese. E questo potrebbe essere uno sprone per i “massaggiatori incallitii”, quelli che mandano fino a 100 SMS al giorno… Uno sprone a scrivere qualcosa di sensato e non solo banalità. Quelle che si scrivono tanto per consumare la quota di SMS che il gestore di telefonia ci offre quotidianamente al costo di pochi centesimi.
Grande … il Dr. Mele riuesce sempre, con la sua leggibilità scorrevole, a cogliere in pieno quanto milioni di persona vorrebberoe sprimere ma non sanno o possono fare!!
Ottima idea quella di trascrivere gli SMS, ci sarebbero davvero da raccontare vite … attraverso questo sistema!!!
Ma anche da querelare tante persone …. facciamone un uso sensato!!!