La prospettiva delle prossime competizioni politico amministrative comincia a stimolare il dibattito nella nostra comunità e, troppo spesso, nei “discorsi di piazza” si sente dire che la politica si fa con i numeri. Partendo da questo che, purtroppo, per tanti è diventato un principio, si avanzano ipotesi sugli schieramenti in campo e si fanno previsioni sui risultati, usando quale metro di valutazione e valore di riferimento i “numeri”, ovvero, il bagaglio di voti che ciascun ipotetico candidato porterebbe con sé. Accade, anche spesso, che i dibattiti si fermino qui e non vadano oltre: quasi come se il progetto “politico” di un partito o di un gruppo mosso da finalità politiche fosse il risultato elettorale. Tanto che, una volta raggiunto, l’opera è compiuta!
Questo modo di percepire la politica, purtroppo, nella nostra comunità sta diventando un sentire comune.
Riteniamo che sia un segnale d’allarme che abbiamo il dovere di fronteggiare, perché crea, nella cittadinanza, sfiducia nelle istituzioni e incapacità di pensare a prospettive di cambiamento. Si è perso di vista il vero significato della parola “politica”, per questo motivo è necessario ed urgente fare giustizia e chiarezza, per ricondurre il dibattito nei giusti binari.
Il significato della parola politica è legato al termine “polis”, ovvero comunità dei cittadini. Fare politica significa amministrare la “polis” nella prospettiva del bene comune ovvero, lavorare per migliorare la qualità di vita dei cittadini.
Questo è il lavoro che è chiamato a svolgere un amministratore pubblico, la cui opera può considerarsi compiuta solo se, al termine del proprio mandato, è riuscito a raggiungere quest’obiettivo: migliorare la qualità di vita dei cittadini.
Ritorniamo alle parole iniziali: “i numeri in politica”. Perché un progetto politico sia competitivo è necessario che sia caratterizzato in primo luogo dalla “qualità”, che sia quindi credibile e ispiri fiducia riuscendo a comunicare la sua efficacia, e susseguentemente che sia supportato da una buona “quantità” di persone che hanno creduto nel progetto e lo hanno fatto proprio.
Quelle persone che tanti definiscono “numeri” ma a noi piace definirli “cittadini consapevoli”.
Perché il progetto sia di qualità, sia credibile e possa quindi essere accettato e condiviso, chi lo proporne deve essere caratterizzato da requisiti imprescindibili: l’onore che garantisce gli impegni assunti, l’onestà per il rispetto delle regole, la competenza per l’efficacia tecnica, la trasparenza per informare e coinvolgere i cittadini, la passione per alimentare il fermento, il dibattito, il movimento di idee che sono il sale della vita di una comunità. Solo se impostato in questo modo, un progetto potrà puntare ad essere vincente nel senso più ampio della parola, potrà puntare a raggiungere l’obiettivo del bene comune e determinare il cambiamento per migliorare la qualità della vita dei cittadini.
Invitiamo, quindi, i cittadini a riappropriarsi del diritto di critica e del diritto/dovere di partecipazione che, purtroppo, negli ultimi anni sono stati condizionati da troppo forti personalismi. Invitiamo i candidati sindaco e i promotori delle potenziali liste concorrenti, a comunicare ai cittadini i criteri di selezione dei singoli candidati. Invitiamo i candidati a relazionarsi con tutti i cittadini e non solo con quelli che compongono il “bagaglio” di voti da tutelare.
Libero Pensiero Attivo