Non ci sono politici nel nuovo governo retto dal senatore Mario Monti: solo personalità di alto profilo, 16 tecnici quasi tutti con formazione economico-giuridica. Si tratta per la maggior parte di professori, rettori, banchieri, con un’età media abbastanza alta (63 anni) e provenienti dal nord Italia. La squadra di governo ha giurato al Quirinale e si presenterà in Parlamento oggi per ottenere la fiducia. Molti nomi sono certamente sconosciuti ai più, ma tre nomine hanno richiamato l’attenzione più di altre.
Si tratta delle tre donne nominate dal professor Monti in posti chiave, come al Ministero della Giustizia, dove approda per la prima volta nella storia della Repubblica italiana una donna. Si tratta di Paola Severino, napoletana, noto avvocato penalista, prorettore vicario e professore ordinario di diritto penale dell’Università Luiss Guido Carli. Al Ministero dell’Interno va Anna Maria Cancellieri, ex prefetto e commissario straordinario al Comune di Parma: è la seconda volta dal 1861 ad oggi che una donna occupa questa carica (la prima era stata Rosa Russo Iervolino nel governo D’Alema del 1998). Infine, Elsa Fornero, professore di Economia Politica presso l’Università di Torino ed editorialista de Il Sole 24 Ore, guiderà il delicato Ministero del Welfare e del Lavoro, con delega alle Pari opportunità.
Certamente il nome più noto tra i nuovi ministri è quello di Corrado Passera, chiamato a dirigere il Ministero per lo Sviluppo Economico, Infrastrutture e Trasporti: 57 anni, amministratore delegato di Intesa San Paolo e un curriculum molto importante. Laurea alla Bocconi di Milano (come il professor Monti), ha lavorato alla Olivetti con Carlo de Benedetti, e sempre al fianco dell’Ingegnere, è diventato prima direttore generale della Mondadori e poi vice presidente e ad del Gruppo Espresso-Repubblica. Viene poi scelto dal presidente del Consiglio, Romano Prodi e dal Ministro del Tesoro dell’epoca, Carlo Azeglio Ciampi, per risanare Poste Italiane: Passera trasforma l’azienda pubblica in Spa salvandola dalla bancarotta e riesce a varare, nei primi anni 2000, il settimo bilancio attivo della storia delle poste (ma al prezzo di ben ventimila licenziamenti). Poi la partecipazione alla cordata di imprenditori italiani per rilevare l’Alitalia e quella nella società dei treni ad alta velocità Ntv di Montezemolo e Della Valle. Fino alla guida di Intesa, istituto di credito dal quale si è dimesso (rinunciando a un compenso di ben 3 milioni d’euro annui) per andare a dirigere il superministero del governo Monti.