Il 3 settembre è uscito nelle sale Cose dell’altro mondo di Francesco Patierno, un film che racconta le vicende di una piccola e laboriosa cittadina del nord est ricca di lavoratori extracomunitari.
L’industriale Libero Golfetto, razzista come pochi, non lo sopporta e scarica tutta la sua rabbia xenofoba in uno spazio a lui riservato in una tv locale.
Da un giorno all’altro tutti gli stranieri nel territorio scompaiono nel nulla e, da quel momento, il paese senza il loro contributo non riesce più ad andare avanti. Lo stesso Golfetto va in serie difficoltà.
Il film ha suscitato da subito aspre polemiche, soprattutto da parte del mondo leghista che si è sentito toccato dai temi trattati. L’industriale Golfetto, infatti, incarna perfettamente le ideologie e i pensieri intolleranti di molti esponenti leghisti e di gran parte dei suoi elettori, molto numerosi nel nord est dell’Italia.
La Lega Nord ha voluto avanzare un’interrogazione parlamentare dato che il film ha avuto il riconoscimento di interesse culturale e pertanto ha ricevuto il contributo del Ministero per i Beni e le Attività culturali.
Portavoce delle proteste del carroccio è stato Luca Zaia, presidente della regione Veneto, il quale dice chiaramente: “bisogna finire di inondare i veneti e la gente del nord di infamia e soprattutto con polemiche che vogliono sempre dipingerci come zulù, con tutto il rispetto per gli zulù, ma è ora di finirla. Visto e considerato che poi siamo sempre noi a pagare il conto di famiglia e le bollette a fine mese”.
Le parole di Zaia spiegano perfettamente l’astio della Lega per i lavoratori extracomunitari e dei danni economici che questi provocano alla popolazione veneta. Perché il popolo veneto e non solo si sente vittima degli stranieri? Le regioni del nord est dell’Italia negli ultimi vent’anni hanno conosciuto un rapidissimo sviluppo industriale e nell’arco di una sola generazione sono passate da un’economia prevalentemente agricola (in cui le industrie erano per la maggior parte piccole aziende di famiglia) a un’economia industriale aperte alle rigide regole del mercato globale con tutti i drastici mutamenti che essa comporta come appunto il massiccio flusso di lavoratori stranieri attirati dalla forte richiesta di lavoro a basso prezzo.
La popolazione delle piccole comunità locali, da sempre molto chiuse e gelose delle proprie tradizioni, non hanno saputo reggere a un così brusco cambiamento e vedono i “nuovi arrivati” come una seria minaccia alla propria tranquillità e addirittura alla propria sopravvivenza.
In questo scenario di paura e di malessere la Lega Nord ha trovato il terreno ideale per crescere e raccogliere moltissimi voti, facendo dell’intolleranza allo straniero invasore e della difesa delle tradizioni e delle abitudini locali il loro cavallo di battaglia. Non sarebbe la prima volta nella storia dell’Italia, e non solo, che una formazione politica riesca ad accumulare un’ enorme potere proprio puntando sull’orgoglio nazionale, facendo leva sulla difesa delle proprie radici.
D’altronde è noto, l’uomo da sempre è spaventato dai cambiamenti, e la cosa che lo impaurisce di più è forse quello di perdere quello che ha, le proprie abitudini, le proprie certezze, le cose o le persone che ama, la tranquillità del quotidiano. Ecco perché nonostante la storia abbia mostrato più volte che la via del razzismo e della repressione dello straniero non è la via giusta da seguire, i partiti xenofobi e nazionalistici non cessano di raccogliere consensi e il motto “Italia agli italiani” è ancora molto usato.
Abbiamo paura che uno straniero possa portare via quello che abbiamo o che amiamo. E se lo straniero può insegnare a migliorarci? E se la via dell’integrazione potrà portare a qualcosa di costruttivo?
Non lo sapremo mai se non avremo il coraggio di provarci. Ricordiamo, inoltre, che anche noi italiani siamo stati un popolo di emigranti e molti di noi sono figli o nipoti di emigrati e parte delle fortune che possediamo ci è stato dato dal loro lavoro all’estero. Ma questo l’abbiamo dimenticato.
Il film di Francesco Patierno, in maniera molto satirica, vuole denunciare proprio questo. Siamo contrari all’integrazione ma senza lavoratori stranieri l’Italia non saprebbe andare avanti, proprio come il paesino del film. Il film crea malumore perché mette in luce una verità che è sotto gli occhi di tutti, e che in particolare al nord si fa fatica ad accettare: se la “Padania” è evoluta e avanzata è anche merito degli stranieri.
Ma nessuno lo noterà mai, come dice il film: “bisogna scomparire per farsi notare ”.
Giovanni Micciariello