Genovese, giovane e talentuosa. Così potremmo descrivere Francesca Cuttica, attrice divisa tra tv, teatro e cinema. E proprio quest’ultimo le ha donato un importante riconoscimento.
Qualche giorno fa, infatti, è stata premiata all’ottava edizione dell’Etruria Cinema, come “Rivelazione dell’anno 2011” per la sua interpretazione nel film L’arrivo di Wang diretto da Manetti Bros.
La motivazione del premio è determinante e la riportiamo per intero: “per aver espresso un notevole talento nell’interpretazione del suo personaggio così distante dai canoni delle consuete parti femminili, fino a rappresentare la migliore sorpresa dell’attuale stagione cinematografica”.
Il suo ruolo è quello di una interprete di cinese, di nome Gaia, rapita dai servizi segreti per riuscire a tradurre il linguaggio non di una persona comune ma di Wang, extraterrestre venuto sulla Terra per cambiare il destino del pianeta.
Il film ha partecipato alla 68esima edizione del Festival del Cinema di Venezia nella sezione Controcampo italiano e sarà nelle sale nel 2012.
La bella Francesca ci ha reso partecipi di questo importante riconoscimento concedendosi gentilmente alle nostre domande.
Il Premio Etruria Cinema è un importante riconoscimento cinematografico, come ci si sente ad essere l’attrice “Rivelazione dell’anno”?
Sono contenta e grata di avere ricevuto tale premio, e spero che porti fortuna e che sia il preludio di una stagione positiva. Lo spero davvero.
Nella motivazione emerge chiaramente che il personaggio che interpreti nel film “L’arrivo di Wang” non è comune, potresti parlarcene un po’?
Gaia è una giovane interprete che ha già, in precedenza, collaborato con la polizia. Le viene però chiesto di fare da traduttrice ad un personaggio misterioso. Verrà bendata e si ritroverà a vivere un’esperienza fuori dal comune. Credo che sia considerato un ruolo innovativo perché non viene vissuta una situazione usuale, come può esserlo una storia d’amore ad esempio, ma qualcosa di più forte. Se il mio ruolo lo avesse interpretato un uomo l’innovazione sarebbe stata vista meno.
Come è stato girare un film di fantascienza, così lontano da quelli che si è soliti vedere nel panorama italiano?
Un’esperienza molto interessante, soprattutto perché i Manetti sono coinvolgenti, quindi ho vissuto non solo il film ma anche la sua lavorazione. Spesso ci è capitato di recitare senza avere nessuno davanti in quanto il film è pieno di effetti speciali, cosa che in Italia non è usuale, al contrario dell’America dove gli effetti speciali sono utilizzati molto spesso. Questo film è la dimostrazione di quanto, anche con un piccolo budget, una grande squadra e tante idee possono dare vita a qualcosa di speciale.
Quando hai capito che la tua strada sarebbe stata quella della recitazione?
Devo dire molto presto, avevo dieci anni quando ho cominciato a frequentare una scuola di teatro. Ho sempre sperato e studiato, poi sono arrivata a Roma ed ho seguito l’accademia Silvio D’Amico e da lì sono cominciati i primi lavori ed è stato un continuo crescere. Devo ammettere che il film con i Manetti mi ha dato una marcia in più, diciamo che grazie a questo lavoro sono più sicura di prima.
Sarai prossimamente impegnata in due film: Circuito Chiuso di Vito Giorgio Amato e La stanza dell’orco di Manetti Bros, puoi darci qualche anticipazione?
Circuito Chiuso è un documentary, un falso documentario che segue un pochino la scia di Paranormal Activity, “The Blair Witch Project”, e vede protagonisti due giovani ragazzi che inseriscono, nella villa di un uomo sospettato della scomparsa di una loro amica, delle telecamere a circuito chiuso per controllarlo, e da questo gesto nasce un thriller avvincente ed emozionante.
La stanza dell’orco, invece, è un horror a tutti gli effetti, in 3D. E’ la storia di tre ragazzi che si introducono illegalmente nella villa di un conte, interpretato da Peppe Servillo, credendo che sia disabitata almeno per il weekend ma il padrone di casa arriva prima del previsto. Da qui nasceranno una serie di eventi terrificanti.