“Noi credevamo” è un film ambientato nel periodo del Risorgimento Italiano, liberamente tratto dal romanzo di Anna Banti e diretto da Mario Martone. E’ diviso in quattro capitoli e racconta la storia di tre ragazzi del Cilento, Salvatore, Domenico ed Angelo che decidono di prendere parte al movimento politico repubblicano della Giovine Italia di Giuseppe Mazzini; da quel momento in poi prenderanno tre strade diverse che avranno da sfondo episodi che hanno segnato la storia del nostro Paese. Il film, del 2010, ha partecipato alla 67esima Mostra internazionale d’arte cinematografica di Venezia, ha vinto sette premi su tredici candidature ai David di Donatello 2011, ha ricevuto il Nastro dell’anno ai Nastri d’argento 2011 e gli è stato assegnato il premio Alabarda d’oro per il miglior film e migliore sceneggiatura. Insomma un’opera meravigliosa e pluripremiata che approderà sul piccolo schermo venerdì 30 dicembre, in prima serata su Raitre. Nel cast ricchissimo di attori, anche il bravo Luigi Pisani che ha risposto alle nostre domande:
La tua carriera comincia con il teatro ed il tuo arrivo al cinema avviene proprio con questo film ma il tuo incontro con il regista Mario Martone è stato molto interessante, vuoi raccontarcelo?
E’ stato un incontro determinante. Io sono originario di Agnone Cilento e andavo sempre in vacanza ad Acciaroli. Ho scoperto che anche Mario Martone era solito recarsi lì e così un’estate ho “cercato” l’incontro con lui, e ne ho approfittato per presentarmi, gli ho detto che frequentavo una scuola di teatro,e tutto finì lì, non mi sarei mai aspettato che mi chiamasse due anni dopo per il primo provino per il suo film “Noi credevamo”. Da allora è passato un altro anno ed ho realizzato i sei provini successivi che mi hanno condotto al ruolo di Salvatore.
A proposito di Salvatore, un ragazzo dal forte spirito patriota, come è stato recitare questo ruolo? Hai incontrato difficoltà?
La difficoltà maggiore è stata interpretare un ragazzo che pur essendo mio coetaneo, vive in un’epoca molto distante da quella attuale; ha radici contadine e questo lo distingue dagli altri due compagni ma ha tanta voglia di elevarsi e questo lo accomuna a tutti noi. Mi sono documentato anche sul Cilento, perché nonostante ci sia nato non lo conoscevo così bene, soprattutto il dialetto, ho scoperto tanti termini e modi di dire che non si usano più. Potrei dire però che il conoscerlo almeno in parte, mi ha reso il coach dei miei colleghi Edoardo Natoli, Andrea Bosca e Luigi Lo Cascio, cosa che mi ha responsabilizzato.
Quest’anno si festeggiano i 150 anni dell’Unità d’Italia ma la nostra nazione sta vivendo un momento molto difficile, tu credi che film del genere, possano in qualche modo ravvivare l’amore per la nostra Italia?
La nostra nazione è nata in un modo molto complesso e sappiamo che tanti giovani hanno lottato ed hanno perso la vita per il forte sentimento patriottico, credo quindi che oggi rivedere quello che è stato fatto, possa incrementare l’amore per il nostro Paese. Ci sono molte persone che fanno tanto per renderlo migliore, pensiamo a coloro che praticano il volontariato. Inoltre se osserviamo il titolo del film, noi credevamo, indica proprio un tempo in divenire, sprona a non perdere mai la speranza.
Tornando a parlare di teatro, sei parte integrante del progetto di Massimo Ranieri ossia la trasposizione televisiva di alcune bellissime commedie di Eduardo de Filippo, hai infatti recitato in “Filumena Marturano” e “Napoli milionaria”, come giudichi questa esperienza?
Guarda, proprio ora sono impegnato nel ruolo di Federico nella commedia “Sabato, domenica e lunedì” che credo andrà in onda a marzo. E’ di sicuro una esperienza formativa e molto interessante soprattutto il coniugare teatro e televisione, due linguaggi all’apparenza tanto differenti ma anche complementari. Massimo Ranieri è un artista poliedrico ed ha avuto un grande coraggio ad intraprendere questa avventura che tra l’altro ha avuto e mi auguro che avrà ancora un riscontro positivo. Sono quindi contento di fare parte di qualcosa che rimarrà storica e che si distacca da un’ottica commerciale. E’ un prodotto qualitativamente più elevato.
Quali sono i tuoi prossimi progetti?
Sto finendo di girare “Il clan dei camorristi” una fiction in otto puntate che andrà in onda su Canale 5 dove interpreto il nipote di un boss che, ripulito dagli studi fatti in Europa, torna a casa e tenta di capeggiare il clan. E’ stato divertente interpretare il ruolo di un cattivo, molto interessante.