Home News Cronaca Politica e camorra: nuovo mandato d’arresto per Nicola Cosentino

Politica e camorra: nuovo mandato d’arresto per Nicola Cosentino

847
CONDIVIDI

Referente politico nazionale del clan dei Casalesi: con questa motivazione i magistrati della Dda di Napoli hanno chiesto l’arresto di Nicola Cosentino, deputato Pdl e coordinatore regionale del partito in Campania.
La richiesta è maturata nell’ambito dell’inchiesta della procura di Napoli “Il principe e la scheda ballerina” su collusioni tra politica e camorra: l’accusa per Cosentino è di falso, riciclaggio, corruzione e altri reati, con l’aggravante di aver favorito la camorra.
Già nel novembre 2009 l’allora sottosegretario del governo Berlusconi risultò implicato in un’indagine sui Casalesi e ne fu chiesto l’arresto con l’accusa gravissima di concorso esterno in associazione camorristica, ma la Camera negò l’autorizzazione.

Oggi la seconda richiesta di arresto è stata inviata alla Camera dei deputati. I fatti contestati risalgono all’epoca in cui Cosentino era sottosegretario all’economia. Nick o’ mericano avrebbe fatto pressioni su funzionari di una filiale Unicredit affinchè sbloccassero un finanziamento da 5 milioni di euro chiesto da imprenditori vicini al clan dei Casalesi. I soldi sarebbero serviti per avviare la costruzione del “Principe“, da cui prende il nome l’inchiesta, un centro commerciale mai nato, ma utile per promettere posti di lavoro ed ottenere in cambio un immediato consenso elettorale. Il prestito è stato poi bloccato perchè la documentazione risultava falsa. Cosentino, secondo l’accusa, avrebbe anche imposto ad un dirigente dell’ufficio tecnico comunale di dare la concessione per la costruzione del centro commerciale in violazione di tutte le norme urbanistiche. La scheda ballerina si riferisce alle amministrative tra il 2007 e il 2010 nel comune casertano di Casal di Principe, dove il clan tramutava i favori ricevuti in voti elettorali.

Con l’ordinanza di custodia cautelare emessa dal Gip di Napoli Egle Pilla su richiesta dei pm napoletani Ardituro, Conzo, Woodcock, Curcio e Maresca, sono finite in carcere per 52 persone.
Fra gli indagati anche il presidente della Provincia di Napoli Luigi Cesaro, anche lui esponente del Pdl, che si sarebbe recato in banca con l’allora sottosegretario all’economia per sbloccare il finanziamento milionario.