Home Arte Natura morta finora anonima attribuita a Van Gogh

Natura morta finora anonima attribuita a Van Gogh

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naturamortavangoghIl quadro intitolato “Natura morta con fiori di campo e rose”, custodito al Kroller-Muller Museum di Otterlo, nel centro dell’Olanda, è stato autenticato da un gruppo di esperti internazionali (tra cui Louis van Tilborgh, uno dei principali specialisti del Van Gogh Museum di Amsterdam) come opera del celebre pittore olandese Vincent Van Gogh (1853-1890) al termine di una serie di analisi scientifiche iniziate quasi 15 anni fa.
La nuova tecnica di ricerca Ma-Xrf (Macro Scanning X-ray Fluorescence Spectrometry), che utilizza i raggi X, ha rivelato che i due lottatori sotto la superficie della natura morta furono dipinti secondo i canoni della Scuola di Belle arti di Anversa, dove Van Gogh studiò, ovvero con i modelli maschili che posavano seminudi, in contrasto con altre accademie europee dell’epoca.
Vincent Van Gogh realizzò il quadro con i lottatori nel 1886 durante la sua permanenza ad Anversa, ma una volta arrivato Parigi decise di dipingervi sopra il vaso di fiori.

2 COMMENTI

  1. VINCENT SPIAZZA LA CASTA DEI CRITICI TROPPO SACCENTI(E IGNORANTI)

    La notizia di oggi sul ritrovamento di una natura morta floreale
    del periodo parigino-1886- di Van Gogh,con sotto nascosto un suo altro
    dipinto di lottatori eseguito ad Anversa meno di un anno prima,deve
    farci riflettere sulla supponenza ed arroganza della casta dei critici
    d’arte e dei curatori di alcuni musei.Il museo Van Gogh e il museo
    Kroller-Muller,depositari della maggior parte delle opere del maestro
    olandese non sono esenti da critiche circa la conduzione delle ricerche e
    dei verdetti finali sull’autenticità di alcune opere,giudicate per
    decenni con men che sufficienza dall’establishement e poi rivelatesi
    autografe in base a documenti ineccepibili ma mai presi in seria
    considerazione.Il duplice dipinto ora elevato agli altari dopo anni di
    umiliazioni-era segregato dal 1974 nei sotterranei del museo
    Kroller-Muller,per essere stato bruciato dagli esperti Roland Dorn e
    Walter Feilchenfeldt in un saggio del 1993 e successivamente da Bogomila
    Welsh-Ovcharov nel 2001- e ora santificato da una campagna di stampa
    che sta montando nei media di tutto il mondo.Ma questo dipinto è già
    presente nel primo catalogo dell’opera di Van Gogh redatto nel 1928 da
    Jacoob Baart De La Faille con tanto di fotografia in bianco e nero,dopo
    essere passato in un’asta pubblica ad Amsterdam da Frederick Muller nel
    1920,pure lì fotografato e venduto dagli eredi dell’industriale dell’Aja
    L.C.Enthoven,un famoso collezionista olandese che possedeva alla sua
    morte avvenuta nel 1920 ben 48 opere di Van Gogh,che pare addirittura
    abbia conosciuto di persona e fatto amicizia duratura col pittore negli
    anni difficili da lui passati all’Aja nel 1882-1883.C’erano quindi già
    tutti gli elementi che corroboravano l’autografia dell’opera
    visibile.Nel 1993 per primo al mondo ho iniziato la catalogazione delle
    opere disperse di Van Gogh,un lavoro estenuante condotto nella fase
    finale con la collaborazione di Matteo Smolizza,fino alla pubblicazione
    di un saggio esaustivo nell’ottobre 2005 per i tipi di Ilisso.Tra le
    circa 1000 opere individuate c’era un dipinto di grandi
    dimensioni-100×80 cm-rappresentante due lottatori che Vincent rivelava
    di stare realizzando in una lettera al fratello Theo da Anversa agli
    inizi del 1886 ma poi scomparso.Nel 1998,durante una campagna condotta
    dal museo Kroller-Muller per sottoporre tutti i dipinti ai raggi
    X,emerse la presenza dei lottatori proprio sotto quella natura morta
    floreale considerata estranea alla mano di Van Gogh dai critici
    sopracitati.Feci appena in tempo a togliere i Lottatori dal catalogo
    delle opere disperse prima della stampa del mio volume.Ma,nonostante la
    seccatura di dover scalare la numerazione già definita delle opere,fui
    felice di vedere la conferma,poi rinforzatasi in altre occasioni,che
    molte opere di Van Gogh visibili sono state realizzate sopra altre
    precedenti rilevate poi ai raggi X.In qualche caso Vincent ha dipinto
    perfino su tele recuperate da altri pittori.Come nel caso di un dipinto
    di grandi e inusuali dimensioni,da me periziato nel 2007,rappresentante
    un paesaggio della Provenza del 1889,che sottoposto ai raggi X nel 2008
    ha rivelato la presenza di un altro dipinto sottostante di argomento
    napoleonico-secondo impero-databile circa al 1860.Anche in questo caso
    il dipinto,sottoposto agli esperti del museo Van Gogh nel novembre 2008 è
    stato ritenuto non di mano del maestro olandese,nonostante più di 700
    pagine di spiegazioni e di pezze giustificative inoppugnabili.Come
    vedete la storia si ripete ed oggi i soloni che hanno bocciato e tenuto
    in scacco per anni un’opera autentica giudicandola falsa,inneggiano oggi
    al suo ritrovamento.Ma quale ritrovamento,se il dipinto era già
    storicizzato e fotografato in catalogo nel lontano 1920 e poi
    1928?Vogliono dissimulare la loro arroganza e
    incompetenza,trasformandola in un successo  della ricerca nella storia
    dell’arte.Vergogna,ammettano di avere il fiato corto e di saper
    sopravvivere oramai solo con questi subdoli colpi di teatro.Con ben
    altra forza e vigore andrebbe onorata la figura di Vincent Van Gogh.
     

  2. VINCENT SPIAZZA LA CASTA DEI CRITICI TROPPO SACCENTI(E IGNORANTI)

    La notizia di oggi sul ritrovamento di una natura morta floreale
    del periodo parigino-1886- di Van Gogh,con sotto nascosto un suo altro
    dipinto di lottatori eseguito ad Anversa meno di un anno prima,deve
    farci riflettere sulla supponenza ed arroganza della casta dei critici
    d’arte e dei curatori di alcuni musei.Il museo Van Gogh e il museo
    Kroller-Muller,depositari della maggior parte delle opere del maestro
    olandese non sono esenti da critiche circa la conduzione delle ricerche e
    dei verdetti finali sull’autenticità di alcune opere,giudicate per
    decenni con men che sufficienza dall’establishement e poi rivelatesi
    autografe in base a documenti ineccepibili ma mai presi in seria
    considerazione.Il duplice dipinto ora elevato agli altari dopo anni di
    umiliazioni-era segregato dal 1974 nei sotterranei del museo
    Kroller-Muller,per essere stato bruciato dagli esperti Roland Dorn e
    Walter Feilchenfeldt in un saggio del 1993 e successivamente da Bogomila
    Welsh-Ovcharov nel 2001- e ora santificato da una campagna di stampa
    che sta montando nei media di tutto il mondo.Ma questo dipinto è già
    presente nel primo catalogo dell’opera di Van Gogh redatto nel 1928 da
    Jacoob Baart De La Faille con tanto di fotografia in bianco e nero,dopo
    essere passato in un’asta pubblica ad Amsterdam da Frederick Muller nel
    1920,pure lì fotografato e venduto dagli eredi dell’industriale dell’Aja
    L.C.Enthoven,un famoso collezionista olandese che possedeva alla sua
    morte avvenuta nel 1920 ben 48 opere di Van Gogh,che pare addirittura
    abbia conosciuto di persona e fatto amicizia duratura col pittore negli
    anni difficili da lui passati all’Aja nel 1882-1883.C’erano quindi già
    tutti gli elementi che corroboravano l’autografia dell’opera
    visibile.Nel 1993 per primo al mondo ho iniziato la catalogazione delle
    opere disperse di Van Gogh,un lavoro estenuante condotto nella fase
    finale con la collaborazione di Matteo Smolizza,fino alla pubblicazione
    di un saggio esaustivo nell’ottobre 2005 per i tipi di Ilisso.Tra le
    circa 1000 opere individuate c’era un dipinto di grandi
    dimensioni-100×80 cm-rappresentante due lottatori che Vincent rivelava
    di stare realizzando in una lettera al fratello Theo da Anversa agli
    inizi del 1886 ma poi scomparso.Nel 1998,durante una campagna condotta
    dal museo Kroller-Muller per sottoporre tutti i dipinti ai raggi
    X,emerse la presenza dei lottatori proprio sotto quella natura morta
    floreale considerata estranea alla mano di Van Gogh dai critici
    sopracitati.Feci appena in tempo a togliere i Lottatori dal catalogo
    delle opere disperse prima della stampa del mio volume.Ma,nonostante la
    seccatura di dover scalare la numerazione già definita delle opere,fui
    felice di vedere la conferma,poi rinforzatasi in altre occasioni,che
    molte opere di Van Gogh visibili sono state realizzate sopra altre
    precedenti rilevate poi ai raggi X.In qualche caso Vincent ha dipinto
    perfino su tele recuperate da altri pittori.Come nel caso di un dipinto
    di grandi e inusuali dimensioni,da me periziato nel 2007,rappresentante
    un paesaggio della Provenza del 1889,che sottoposto ai raggi X nel 2008
    ha rivelato la presenza di un altro dipinto sottostante di argomento
    napoleonico-secondo impero-databile circa al 1860.Anche in questo caso
    il dipinto,sottoposto agli esperti del museo Van Gogh nel novembre 2008 è
    stato ritenuto non di mano del maestro olandese,nonostante più di 700
    pagine di spiegazioni e di pezze giustificative inoppugnabili.Come
    vedete la storia si ripete ed oggi i soloni che hanno bocciato e tenuto
    in scacco per anni un’opera autentica giudicandola falsa,inneggiano oggi
    al suo ritrovamento.Ma quale ritrovamento,se il dipinto era già
    storicizzato e fotografato in catalogo nel lontano 1920 e poi
    1928?Vogliono dissimulare la loro arroganza e
    incompetenza,trasformandola in un successo  della ricerca nella storia
    dell’arte.Vergogna,ammettano di avere il fiato corto e di saper
    sopravvivere oramai solo con questi subdoli colpi di teatro.Con ben
    altra forza e vigore andrebbe onorata la figura di Vincent Van Gogh.
     

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