Il 29 aprile 1899, nasceva a Washington Edward Kennedy Ellington meglio conosciuto come Duke Ellington. All’età di 15 anni la sua carriera era agli albori e destinata a durare 60 anni, fino alla sua morte.
Non solo nel jazz viene ricordato come uno tra maggiori compositori di tutti i tempi, ma in tutta l’America. Nessuno – se non i più grandi – vengono equiparati al grande Duke, di cui ricordiamo la sua inventiva in tutti i più grandi ambiti della musica nera. Non c’è genere che non abbia toccato con le sue dita, veloci sul pianoforte: dal blues, allo swing, alla R & B. C’è da dire, però, che molti brani ellingtoniani sfuggono a una ristretta etichettatura di genere, andando ben oltre gli schemi tecnico-interpretativi del jazz dell’epoca. Più spesso, nel caso del Duca, si deve parlare di musica espressionista del Novecento: lui stesso sottolineò spesso una sua passione per la pittura in età giovanile e che influenzò la sua musica lenta e delicata, quanto euforica e agitata. Alcuni pezzi hanno la pacatezza – che solo nel jazz di un certo livello si riesce a creare – delle calde ma ventilate serate estive. Come una pennellata veloce ma imprecisa. Il brano Mood indigo (che si potrebbe tradurre con umore color indaco) è uno degli esempi più significativi dell’espressionismo di Ellington.
Accarezzò, oltretutto, l’idea di lavorare come cartellonista pubblicitario. Se fosse stato così, il grande pianista, compositore e direttore d’orchestra non avrebbe dipinto – così come (e con) le sue musiche – la nostra vita, la cultura americana e jazzistica di tutti i tempi.