Se si può ragionevolmente asserire la progressiva e inesorabile “cinesizzazione” dell’industria mondiale, non è ancora deprecabile osservare che anche la cultura sta subendo la drastica influenza del “Grande Oriente”, in particolare del Giappone.
Il “Paese del Sol Levante” è infatti universalmente noto, da qualche tempo a questa parte, anche per la prodigiosa produzione di manga e anime (cartoni animati e fumetti), che spesso e volentieri fanno da specchietti per le allodole (giovani e giovanissimi, ma senza offesa) che vi trovano un divertente passatempo. In non pochi casi anche un divertente approccio alla cultura nipponica: è per questo motivo che il numero di iscritti a facoltà universitarie di lettere o lingue orientali è in costante aumento, soprattutto nel nostro Bel Paese che (come ulteriore incoraggiamento al “platonico” tradimento culturale) sta diventando sempre meno “bel”.
Checché se ne dica, poi, i giapponesi stanno riuscendo a scrollarsi di dosso l’etichetta di “bacchettoni” che sempre ha campeggiato sulle loro giacche, cravatte, e divise scolastiche.
E’ vero, lì ci sono orari di lavoro massacranti, un alto tasso di suicidi, per non parlare di una forma mentis, una cucina e un retroterra filosofico direzionati al dominio delle passioni; ma il Giappone sta sempre più riscoprendo la sua vena “sopra le righe”.
A dimostrarlo non sono certo soltanto i manga e gli anime ma anche, perché no, non si sa mai, gli hentai (aiuto!) e i doujinshi: rispettivamente i video e i manga giapponesi pornografici.
Senza considerare i trasgressivissimi festini tokyoti (che finiscono alle 22), in cui i giovani si esibiscono in danze sfrenate in abiti estrosi e in atteggiamenti non sempre sobri ed ortodossi.
Altro fenomeno giapponese ad alto tasso di export è invece quello del cosplay (コスプレ), pratica che consiste nell’indossare un costume che rappresenti un personaggio riconoscibile dei manga o degli anime. Ma il costume da solo non basta, occorre anche imitarne i toni, i tic e le movenze.
Non è raro che il campo di scelta si estenda anche ai tokusatsu (effetti speciali, come mostri e robot), ai videogiochi, alle band musicali (particolarmente di artisti J-Pop, J-Rock, K-Pop o K-Rock – musica pop e rock “Japanese and Korean”), ai giochi di ruolo, ai film, ai telefilm, ai libri di ogni genere e persino alla pubblicità.
Una piccola nicchia in questo ambito è costituita dai dollers, termine che indica un attore dilettante di kigurumi (gioco delle bambole viventi).
Questi cosplayer indossano maschere di plastica o resina, per trasformarsi completamente nel loro personaggio.
Una definizione adottata in certi casi è quella di cross-players, da “cross-dressing” e “cosplayer”: si usa talvolta per indicare coloro che abitualmente realizzano cosplay di personaggi del sesso opposto rispetto al loro.
Una parte significativa della sottocultura cosplay sono le brevi scenette (o esibizioni) in cui i cosplayer recitano la parte del personaggio di cui indossano il costume, re-interpretando fedelmente determinati passaggi del film, fumetto o serie TV da cui il personaggio è stato tratto, o al contrario fornendone un’interpretazione personale in chiave parodica quando non demenziale.
Ma se per noi occidentali tutti questi travestimenti sono legittimati da occasioni o momenti speciali come il Carnevale e Halloween, o le inversioni sessuali e i buffet deliranti (semel in anno…), per i nipponici stanno sempre più naturalizzandosi nel mondo della realtà.
Oltre ai sopramenzionati festini, se ne vedono anche per strada: le migliori cosplayers giapponesi si possono trovare ogni domenica ad Harajuku, quartiere di Tokyo, dove decine di ragazze e ragazzi si incontrano per mostrare i propri vestiti ai turisti incuriositi e ai fotografi.
Altro luogo ben preciso e circoscritto è quello del Comicon, evento che spicca tra tutti gli altri per il suo respiro globale.
Questa coloratissima “fiera del fumetto internazionale” si svolge a cadenza annuale nelle principali città del mondo: famosi in Italia il Romics di Roma, la Comiconvention di Milano, il Lucca Comics e il Napoli Comicon, che ogni anno ospitano i maggiori fumettisti e disegnatori della scena internazionale, oltre a un’immensa mole di stand in cui editori, comic-shops, rittrattisti, rivenditori di videogiochi, di carte da gioco collezionabili e di cd in vinile, trovano una grande occasione di pubblicità.
Questi eventi costituiscono una grandiosa vetrina anche per i Cosplayers, che spesso si trovano a gareggiare tra loro per il vestito più bello e realistico, in singolo o in gruppi, vincendo premi non disprezzabili come viaggi in Giappone, fumetti o qualsiasi altra cosa la fiera in questione metta in palio.
A questo proposito, scherzosamente, si sconsiglia il Genova Comics.
Di seguito, una carrellata di alcuni divertentissimi cosplay spulciati sul web:
piccolo errore: i doujinshi non sono i manga porno, bensì le riviste create dai fan riguardo i manga, a carattere prettamente erotico, ma non del tutto. Ci scusiamo per il disagio XD