Pace fatta, o quasi, tra i leader. Insinuazioni e sospetti all’interno dei partiti.
La situazione nel Terzo Polo rimane tesa e Casini utilizza una formula che ben descrive quali siano gli umori: grande rispetto e sintonia con Gianfranco Fini, ma indifferenza rispetto ai malpancisti presenti in Fli. “Non mi addormento pensando a Briguglio e non mi sveglio pensando a Granata”, dice.
E se il leader centrista chiede di smetterla con il gioco del toto-alleanze, il vice presidente di Fli, Italo Bocchino, risponde con una serie di interviste e dichiarazioni in cui lascia intravedere la possibilità di allearsi con il PD, attraverso un nuovo soggetto politico. Una “opzione” l’aveva definita ieri.
Non va meglio il rapporto con l’Api. I più benevoli, nel partito di Rutelli, derubricano la sortita di Casini sulla fine del Terzo Polo ad un “errore di grammatica politica”.
In sostanza Casini avrebbe ribadito quello che va dicendo, in sintonia con gli altri due leader, da mesi ovvero che il Terzo Polo ha assolto alla sua ragione sociale che era quella di “far cadere Berlusconi”.
I più intransigenti – e sono la maggioranza – accusano Casini di aver voluto “buttarla in caciara”, ovvero di aver voluto agitare le acque per nascondere il dato “macroscopico” del flop elettorale alle ultime amministrative. Insinuazioni e sospetti che hanno generato un fitto giro di consultazioni tra e dentro i partiti. Ieri il vertice a due Fini-Casini, ‘integrato’ da due telefonate con Francesco Rutelli. Poi il direttivo dell’Api in cui è stato fatto notare, senza tanti giri di parole, che il Terzo Polo non è proprietà dell’Udc e che Casini non può disporne come vuole. In mattinata, infine, la riunione alla quale ha partecipato Fini e i maggiorenti di Fli: Benedetto Della Vedova, Italo Bocchino, Roberto Menia e Alessandro Ruben.
Il presidente della Camera avrebbe chiesto parsimonia nel dispensare dichiarazioni e di concentrarsi sul sostegno al governo, perchè in un momento tanto delicato per il Paese è inutile, se non deleterio, dedicarsi a dipingere scenari su future alleanze. Parole sottoscritte da Casini: “Parlando solo di alleanze il partito si distrugge”, ha detto con un twitter per poi lanciare la ‘sfida’ delle cento città, un tour italiano per raccogliere le forze migliori del Paese, laiche e cattoliche, forze sociali e produttive. Continuano ad intonare il loro canto, nel frattempo, le sirene che da destra e da sinistra chiamano a sè il leader dell’Udc.
Tra i cattolici del PD c’è chi si dice certo che Casini, visto lo sbandamento del Pdl, finirà per accettare una ipotesi di alleanza che lo veda con il partito di Bersani e, più a sinistra, con una parte di Sel.
Nel Pdl si scaldano i motori per la presentazione del nuovo soggetto politico, primo seme di quella federazione dei moderati che dovrebbe dare un tetto anche al leader dell’Udc. Ma da via Due Macelli gli orientamenti sono diversi: si rivendica una sorta di copyright del moderatismo in Italia, con solide radici nella DC, e la paternità del Partito Popolare Europeo.
Insomma, malgrado i non brillanti risultati elettorali, ci si sente legittimati e forti abbastanza da trascurare i richiami dell’una e dell’altra parte e andare avanti con la costruzione del partito dei moderati.