Il Training Autogeno è solo una tecnica di rilassamento? Intervista alla dottoressa Maria Rosaria Siviero, psicologa e psicoterapeuta.
Lo stress è il sale della vita, una carica fornita non solo alla sfera fisica anche alla sfera psichica perché l’uomo impari a rilassarsi e ad entrare in rapporto più intimo, sereno con se stesso e con gli altri. (H. Selye)
Sempre di corsa! Quante volte nella vita ci è capitato di pronunciare questa frase?
I ritmi frenetici a cui siamo sottoposti ogni giorno possono provocare stress e questo può causare tensioni, ansia, disturbi del sonno, irritabilità, mal di testa, stanchezza.
Rilassarsi, dunque, è indispensabile per poter affrontare meglio la giornata ma soprattutto la vita. Un valido aiuto per riacquistare la calma perduta arriva dal “Training Autogeno”. Elaborato dal neurologo tedesco J. H. Schultz agli inizi del ’900, si è largamente diffuso come “Tecnica di rilassamento”, traducibile come allenamento che si fa da sé.
Ma il Training Autogeno è solo una tecnica di rilassamento o si può considerarlo anche una cura?
A questa e ad altre domande risponde la dottoressa Maria Rosaria Siviero, psicologa e psicoterapeuta della Gestalt e Analisi Transazionale.
“A me piace parlare di percorso di rilassamento e di ascolto corporeo, nel quale utilizzo gli esercizi propri del Training Autogeno che è conosciuto come tecnica di rilassamento. Io lo utilizzo come ausilio, come riferimento, ma non come tecnica in senso stretto. Mi piace parlare anche di ‘ri-scoperta delle nostre risorse interiori’di benessere psicofisico che, con svariate modalità, tendiamo a ‘seppellire’, a lasciare ‘sullo sfondo’ facendo sì che ci siano in primo piano, prevalentemente, preoccupazioni, pensieri, tensioni. Possiamo sicuramente inquadrare il Training Autogeno in un’ottica di cura, perchè andando a lavorare sulle sensazioni corporee, e anche su veri e propri disturbi di origine psicosomatica, andiamo ad attivare un processo di cura che, tuttavia, non si esaurisce in un ciclo di 8 incontri. Ad esso, a seconda dei casi, può far seguito (se la persona ne sentirà l’esigenza) un percorso di sostegno psicologico o di psicoterapia vero e proprio. In questo tipo di percorso sono molto importanti la disponibilità e la motivazione della persona a ‘mettersi in ascolto’ del proprio corpo e ad esplorare, attraverso esso, il proprio mondo interiore. Se impariamo a mettere la nostra attenzione sulle sensazioni del corpo, sui ‘segnali’ che esso ci manda, impariamo al contempo a riconoscere il nostro corpo come ‘fonte’ della nostra esperienza emozionale e mentale e non solo sensoriale. La guida del terapeuta ha una funzione stimolante e di ‘rinforzo’ della motivazione della persona a seguire questo tipo di percorso. Importante, dunque, è anche la relazione di fiducia che si instaura tra il terapeuta e l’utente”.
Quali i benefici del Training Autogeno?
“I benefici si possono riscontrare, a seconda dei casi, già nei primi incontri quando si inizia a ri-scoprire e sperimentare, anzitutto a livello corporeo, la propria capacità di allentare lo stress a cui siamo sottoposti quotidianamente concedendosi un tempo ed uno spazio per recuperare le nostre energie. La costanza ‘dell’allenamento’ è un prerequisito indispensabile per ampliare e rinforzare i benefici di questo percorso a lungo termine”.
Tutti possono rilassarsi?
“Decisamente sì. Tutti abbiamo delle risorse interiori che ci consentono di entrare in contatto con noi stessi e con questo corpo dimenticato che continuiamo a portarci dietro come se fosse qualcosa di estraneo a noi e di cui ci accorgiamo solo se ci dà segnali estremi di disagio, di malessere: Oddio sto male! Il mio corpo mi sta dando dei segnali d’allarme. Devo fare qualcosa!’ Senza necessariamente partire da queste situazioni di emergenza, possiamo imparare a cercare nella nostra vita una dimensione di ascolto e di incontro con noi stessi attraverso questo percorso che può essere considerato anche in un’ottica di prevenzione e non necessariamente solo di cura di disturbi già cronicizzati”.
Quali sono i primi segnali che possono farci capire che qualcosa dentro di noi non va?
“Sicuramente stati di angoscia, di ansia. Generalmente a livello corporeo è il respiro che ci dà il primo campanello d’allarme. Il respiro è proprio una spia di come stiamo. Già soltanto metterci in ascolto del nostro respiro può darci un importante aiuto. Altro aspetto importante è chiedersi: ‘quanto siamo in grado di fermarci, di stare in contatto con noi stessi’. Può sembrare una banalità, eppure basterebbe guardarsi un po’ intorno per rendersi conto di come molti di noi sono abituati ad affollarsi la mente e il corpo di cose da fare; nel momento in cui ci fermiamo, già possiamo iniziare a ‘sentire’ segnali di disagio.Già solo iniziare a concedersi 15 minuti o mezz’ora per fermarsi, respirare, ‘ascoltare’ le sensazioni del nostro corpo, eventuali segnali di disagio, le contratture, il respiro è può essere molto utile. Gli esercizi del Training Autogeno possono essere un valido ausilio in questa direzione”.
Come si svolge una seduta di Training Autogeno?
“L’intero percorso, articolato in 8 incontri a cadenza settimanale ha inizio con la conoscenza dell’utente e delle motivazioni per le quali ha deciso di iniziare questo percorso. Magari del Training Autogeno o del rilassamento ha letto qualcosa e sente l’esigenza di sperimentarlo oppure ne ha ricevuto ‘prescrizione’ da un medico (soprattutto nei casi di disturbi di origine psicosomatica). E’ un percorso di apprendimento di una serie di esercizi che la persona impara ad ‘eseguire’ con la mia guida e che da un certo momento in poi comincia a praticare da sola, in studio da me sotto la mia ‘supervisione’, e poi a casa per conto suo. Si tratta di un percorso che attiva un processo di auto-conoscenza e consapevolezza di sè che può aiutare a ‘modulare’ la propria dimensione di vita in quanto ci insegna ad utilizzare la capacità – che tutti abbiamo! di concederci uno spazio e un tempo interiore in qualsiasi momento della giornata”.
Chiudi gli occhi e ritrova la tua armonia interiore!