”Voglio chiedere perdono per quel mio contegno estemporaneo ed assurdo alle persone che ho citato nei miei messaggi; non è per le conseguenze che potrà portare questo mio atteggiamento che chiedo scusa, ma per la reale presa di coscienza dell’errore commesso qualche giorno fa, unito all’esigenza di riprendere quel contegno silenzioso e rispettoso che ho mantenuto sempre, dal settembre 2005 sino a questi giorni”.
Con queste parole Paolo Forlani uno dei quattro poliziotti accusati di avere ucciso 7 anni fa Federico Aldrovandi ha chiesto scusa, tramite l’Ansa, alla madre del giovane dopo gli insulti e le offese che ha rivolto, in questi giorni, alla donna e a suo figlio su Facebook.
”Dopo il rigetto della Cassazione della scorsa settimana – spiega Forlani – e le varie esternazioni mediatiche nei nostri confronti, mi sono trovato in uno stato di sconforto e di smarrimento assoluti che mi ha portato, l’indomani, ad esternare via web commenti e frasi sciagurate, di cui mi vergogno, all’indirizzo di persone direttamente colpite dalla vicenda. Quelle mie espressioni sono state il frutto di una pressione che e’ gravata su di me per sette anni, durante i quali invano ho cercato di esprimere le mie ragioni; cosi’ dopo l’ennesima e decisiva sconfitta mi sono lasciato andare ad un comportamento irragionevole, in preda alla rabbia verso chi non mi ha mai ascoltato e non ha capito quanto dolore avessi provato per la tragedia che era successa in via Ippodromo rispetto alla quale avevo sempre protestato la mia assenza di responsabilità”.
Ma la risposta di Patrizia Moretti, mamma di Federico, è stata dura. “E’ meglio che lasci perdere! Le sue scuse? La coscienza doveva parlargli 7 anni fa all’alba di quella mattina. Non ci può esser assoluzione per ciò che ha detto”, così la donna ha commentato.
Per Forlani e per i colleghi Monica Segatto, Enzo Pontani e Luca Pollastri, il 21 giugno la Cassazione aveva confermato la condanna definitiva a tre anni e sei mesi per la morte di Aldrovandi la sera del 25 settembre 2005 a Ferrara.