Ha 50 anni ma non li dimostra. Potremmo definirlo un capo d’abbigliamento di altri tempi, ed invece no, sempre di moda, la minigonna è stata la più grande rivoluzione del XX secolo e si conferma, ancora oggi, l’indumento preferito dalle donne per esaltare la propria femminilità. Simbolo della libertà femminile, piace alle donne ma ancor di più agli uomini.
Era il 1963 quando la stilista Mary Quant vendeva il primo modello di minigonna nella sua boutique Bazaar di Chelsea, a Londra, e nello stesso anno comparve per la prima volta su Vogue una gonna sopra il ginocchio. La stilista inglese fu ispirata dall’automobile Mini e, a partire dalla fine degli anni Cinquanta, aveva iniziato a proporre abiti sempre più corti.
Ci sono volute migliaia e migliaia di gambe al vento, di fischi irriverenti, di commenti insolenti e di donne perseveranti prima che il comune senso del pudore digerisse l’idea della minigonna. Ma da lì in poi è stato un trionfo: le castigate gonne sotto il ginocchio sono uscite «stracciate» dal confronto con le «sorelline». Che ancora oggi reggono decisamente bene.
Dalle prime mini, colorate e svasate, guardate con più di un sospetto da borghesi e benpensanti, si passa a quelle trasparenti e lunari della fine degli anni ’60, alle micro gonne di pelle nera dei punk, al boom dei tessuti sintetici degli anni ’80, alle varianti «maschili» della mini, ovvero i micro calzoncini elastici con cui viene fotografata Madonna mentre fa jogging, alla fine del decennio. Negli anni ’90 le passerelle vengono invase dalle top model, la minigonna riappare con gli stilisti Dolce e Gabbana e Prada.
La minigonna ha cambiato per sempre non solo il look, ma anche lo stile di vita delle giovani donne.