Quale giornale non fa delle interviste? Da che mondo è mondo gli organi di informazione fanno delle domande a persone note, seminote, sconosciute, influenti etc…
Noi di Universy.it non potevamo esimerci.
Ma il tuo Carlo Lerri non può essere banale, cioè: a fare interviste a persone vive sono buoni tutti.
Noi poniamo domande (scomode) ai grandi personaggi del passato!
Iniziamo questa rubrica con un signore meno noto, ma che ha avuto un ruolo fondamentale nella storia del mondo: mister Gennaro Taxi.
Mister Taxi, pochi sanno che lei è l’inventore del sistema di trasporto che porta il suo nome. Ci dice come ha avuto questa idea?
Innanzi tutto la ringrazio per avermi concesso questa intervista.
Ma si figuri.
Com’è nata l’idea… in realtà non è stata tutta un’idea mia. L’ho presa (e spero migliorata) da un mio parente: Renato Risciò. Renato, cugino da parte di madre, viveva in quell’epoca nell’appartamento di fronte al mio e sbarcava il lunario portando facendo sedere la gente su di una carrozzella e li tirava in giro per Napoli (dovunque loro volessero andare). Povero Renato, tornava a casa distrutto ogni sera. Gli dicevo sempre: Renà, usa un cavallo. Ma i cavalli non erano stati ancora inventati. Fu così che mi venne l’idea.
Interessante, quale idea?
Se avessi usato una macchina, la mole di lavoro sarebbe diminuita drasticamente.
Geniale!
Eh sì, le invenzioni migliori nascono per caso. Purtroppo andava ancora perfezionata. All’inizio neanche io avevo le idee chiare su come fare per sviluppare l’idea. Pensi che facevo sedere le persone sul cofano. Ma avevo problemi a guardare la strada. Allora li facevo accomodare sul tetto. Ma se prendevo le curve troppo velocemente i clienti volavano via e io mi facevo la corsa a vuoto.
Un problema non da niente.
Esatto. Serviva un altro colpo di genio. Io ero un sognatore. Ho sempre guardato avanti nella mia vita. Ma un giorno, facendo retromarcia, ho visto con attenzione il sedile posteriore della mia auto. Allora ho pensato: se facessi sedere la gente lì? Prima di allora sul quel sedile ci mettevo le valigie. Pensai di spostare la gente là, e mettere le valigie nel bagagliaio. Fu un successo.
E quanto si faceva pagare?
Inizialmente neanche su questo punto c’era una tariffa fissa. Facevo a occhio o a seconda della simpatia che mi ispirava il cliente.
Poi?
Devo ringraziare l’invenzione di un mio amico: Pasquale Tassametro. Mi disse: se metti un affarino vicino al contachilometri, puoi farti pagare un tot a seconda della distanza percorsa.
Mi tolga una curiosità, perché i primi taxi erano gialli?
Per rendermi facilmente riconoscibile. Un colore tanto brutto non ce l’aveva nessuno.
Il suo Taxi è stato copiato all’inverosimile e ha avuto un successo planetario.
Sì, devo dire che fu una soddisfazione immensa. Meno male che la brevettai subito e grazie all’idea di un mio socio, Mario Licenza, non fu possibile a nessun altro sfruttare la mia invenzione… o meglio…
O meglio?
O meglio, così speravo. Ma la mia idea fu sfruttata da una famiglia antica rivale della mia, quella degli Abusivi. Mi hanno ostacolato da sempre e hanno proliferato. Per questo motivo esistono tanti abusivi che ci rubano la clientela.
Ogni medaglia ha il suo rovescio. La saluto e le auguro buon riposo.
Grazie, sono venti euro.
Come venti euro?
Sì, per la chiacchierata. Io mi faccio pagare tutto.
Se mi rilascia una ricevuta, metto in nota spese al direttore.
Noooo ricevuta, non parlare sua lingua.
Ma come?
No, dare venti euro…
Tiè, jà, così la finiamo.
E la mancia?