“Chiedo al presidente Napolitano, che stimo tantissimo, e a tutte le forze politiche che aiutino mio figlio a venir fuori da questa situazione ignobile”. E’ questo l’appello che la signora Gabriella, la madre di Fabrizio Corona ha lanciato dagli studi di Verissimo nel tentativo che il Presidente della Repubblica prenda a cuore il caso di suo figlio.
Il fotografo dei Vip è stato, infatti, condannato in Cassazione a scontare una pena di cinque anni per estorsione aggravata ai danni dell’ex calciatore juventino David Trezeguet. Pena aumentata, poi, a sette anni per essere fuggito in Portogallo e resosi irreperibile per alcuni giorni. Una sentenza che ha diviso l’Italia in due: da una parte chi l’ha pienamente approvata vedendo in Corona un uomo senza dubbio da condannare considerate le sue malefatte; dall’altro chi invece lo ritiene condannato ingiustamente a scontare una pena troppo dura, superiore a quelle riservate a veri e propri delinquenti.
A scendere in campo per difendere suo figlio è sua madre. “Chiedo che mio figlio paghi solo per quello che ha commesso, non per ciò che non ha commesso. E’ una sentenza ingiusta e paradossale, dettata probabilmente da un giudizio di tipo morale che i magistrati hanno voluto dare a mio figlio. Purtroppo – ha proseguito – Fabrizio è vittima di un sistema che non funziona. Al momento pare che serva come capro espiatorio per placare la rabbia degli italiani nei confronti delle ingiustizie che accadono in questo paese. C’è un accanimento nei confronti del personaggio che Fabrizio ha voluto creare. Ma, mi sento di dire che Fabrizio non è un criminale e non lo sarà mai. Ha commesso dei reati, (per i quali è giusto che paghi), ma è anche, e ribadisco anche, una persona perbene. Negli ultimi due anni ha pagato debiti e avviato un’attività che funziona benissimo e di cui io sono orgogliosa”.
Circa la fuga di Corona in Portogallo, la signora Gabriella ha tenuto a sottolineare che: “Fabrizio è un uomo d’onore siciliano e non sarebbe mai scappato, sottraendosi alle sue responsabilità, come non avrebbe mai pianto, perché un uomo d’onore siciliano non piange mai. Il suo è stato un colpo di testa dettato dalla paura, perché non si aspettava questa sentenza. Non aveva programmato nessuna fuga, altrimenti me l’avrebbe detto”. “La prima volta che mi ha chiamato – ha raccontato – ha voluto subito rassicurarmi sulle sue condizioni di salute. Poi, nelle altre conversazioni telefoniche, l’ho sentito sempre più angosciato e agitato perché aveva paura che nelle carceri italiane potessero fargli del male. Temeva per la sua incolumità”, ha concluso.
