Ci sono persone che non hanno lasciato traccia nella storia, son loro stessi la storia. Confucio, il saggio cinese vissuto tra VI e V secolo avanti Cristo, è una di queste figure leggendarie.
Rileggendo oggi le sue massime, non possiamo far altro che scoprire quanto siano attuali: alcune sembrerebbero scritte apposta per questo articolo.
Caro lettore, amata lettrice, mettiamo la satira da parte e facciamo qualcosa di culturale, una volta tanto. Ti propongo una serie di aforismi tratto dall’illustrissimo libro delle “Competizioni dell’inverno che si appresta a finire” nell’edizione italiana curata da Renzo Bossi.
Le trascrivo nude e crude, certo che l’occhio savio intenda, e l’orecchio comprenda la lingua scrivente… cioè: le capisci, no?
Libro I:
- “Se vuoi fare un dispetto a qualcuno, non invitarlo in TV”
- “Chi non ha domande, taccia”
- “Se ti arrendi di fronte a un piccolo ostacolo, cosa farai nel momento del travaglio?”
- “Non invidiare il cavallo del vicino perché ha un bravo stalliere”
- “Chi pulisce la sedia che fu di altro, ha forse il deretano più sporco?”
- “La sapienza viene dai libri, lodo chi li diffonde”
- “Quando sei in un’altra città, ammira i palazzi che possono colpirti”
- “Il buon cittadino osserva la legge, ma non per vedere come cambiarla”
Libro II* (*del secondo libro, considerato dai commentatori il più savio tra tutti, purtroppo rimane solo qualche frammento):
- “Tagli più la lingua che la spada. No, la spada”
- “Appriess ‘o pallone sta semp ‘o guaglione”