A distanza di pochi mesi dalla notizia dell’indagine per asserita corruzione internazionale in relazione a progetti di Saipem in Algeria, si rialza il sipario sull’Eni. Questa volta nel mirino della Giustizia c’è Paolo Scaroni, amministratore delegato della nota azienda che risulta indagato dalla Procura di Milano per tangenti.
L’inchiesta riguarderebbe, secondo quanto emerge da ambienti investigativi, una commessa da 11 miliardi di dollari in Algeria e una maxi tangente da 197 milioni di euro. Sotto la lente dei pm milanesi, Eni e Saipem: le due società quotate a Piazza Affari sarebbero indagate in base alla legge 231 che riguarda la responsabilità amministrativa degli enti.
Oltre a Scaroni, risultano indagati anche alcuni dirigenti della Saipem. “Siamo totalmente estranei”. Così Scaroni ha commentato la vicenda all’ANSA. L’ad di Eni avrebbe incontrato a Parigi un intermediario di una società di Hong Kong, società che avrebbe fatto da collettore delle tangenti destinate a funzionari pubblici algerini per gli appalti Saipem. E’ quanto si è appreso da fonti qualificate in ambienti giudiziari.
“In merito all’inchiesta giudiziaria della Procura della Repubblica di Milano che coinvolge Saipem per attività in Algeria, Eni prende atto che la Procura ha esteso le indagini anche nei confronti di Eni e del suo Amministratore Delegato”. Lo si legge in una nota in cui il gruppo e l’ad Paolo Scaroni “si dichiarano totalmente estranei alle vicende oggetto di indagine”. Nella stessa nota l’Eni precisa di aver “direttamente fornito, e continuerà a fornire, la massima cooperazione alla magistratura”.