La Svizzera ha detto SI, con un referendum, a una norma che ponga un tetto massimo all’ingresso di immigrati stranieri nel Paese.
Il referendum chiedeva l’introduzione di un tetto per i nuovi residenti, i lavoratori frontalieri e i richiedenti asilo politico ed è stato approvato ieri con una maggioranza in realtà molto risicata, ovvero soltanto con il 50,3 % dei voti favorevoli.
In termini assoluti a determinare la vittoria del SI sono stati appena 19 mila voti.
La risposta è stata diversa da cantone in cantone. Il Canton Ticino, per esempio, ha registrato il record assoluto, toccando la soglia del 68% di SI all’introduzione del tetto. Nelle regioni della Svizzera di lingua francese, invece, ha prevalso ovunque il NO come risposta al quesito referendario.
E ogni votazione naturalmente ha delle conseguenze. In questo caso si tratterà di conseguenze che, sebbene non immediate, avranno effetti pesanti. Nella sostanza, infatti, la vittoria del SI al referendum impegna il governo svizzero a rinegoziare entro i prossimi tre anni tutti i trattati internazionali sulla circolazione degli stranieri in Svizzera. Il voto colpisce in misura decisiva anche i cittadini italiani. Sono circa 60 mila, infatti, gli italiani che lavorano come pendolari nel Canton Ticino e, se oggi hanno libero accesso nella Confederazione, nei prossimi anni per effetto del referendum potrebbe scattare anche per loro il numero chiuso.
L’obiettivo dei promotori dell’iniziativa referendaria, d’altronde, è proprio di fare in modo che nelle assunzioni nei luoghi di lavoro venga data la precedenza ai cittadini elvetici e solo in mancanza di disponibilità da parte di questi ultimi possano essere accettati stranieri.
Questa situazione è stata sicuramente alimentata dal fatto che a partire dal 2008 migliaia di italiani avevano trovato impiego al di là della frontiera in virtù del fatto che accettano salari più bassi rispetto a quelli richiesti dagli svizzeri. Col passare del tempo ciò ha creato tensioni specialmente nel Canton Ticino, nonostante il tasso di disoccupazione sia attualmente attorno al 4%. Ed ecco spiegata la vittoria del SI incassata dall’iniziativa.