Lo scorso 12 marzo, il Consiglio dei Ministri ha approvato la prima parte del Jobs Act. Il provvedimento è uno dei più chiacchierati di questo governo nonché uno dei più importanti comunque per la potenziale ripresa dell’economia del Paese. Una riforma del lavoro che è stata illustrata per la prima volta l’8 gennaio da Matteo Renzi ed ha come finalità principale il rilancio dell’occupazione.
Proviamo a vedere punto per punto gli aspetti salienti di questo decreto proposto dallo stesso presidente del consiglio, Renzi, e dal ministro del lavoro, Giuliano Poletti.
1. La durata dei contratti a tempo determinato senza causale, cioè quelli per cui non è obbligatorio specificare il motivo dell’assunzione, viene alzata da 12 a 36 mesi. La forza lavoro assunta con questo tipo di contratto non potrà essere più del 20 per cento del totale degli assunti.
2. I contratti a tempo determinato potranno essere rinnovati fino ad un massimo di otto volte in tre anni, sempre che ci siano ragioni oggettive e si faccia riferimento alla stessa attività lavorativa.
3. Addio all’obbligo di pausa tra un contratto e l’altro.
4. I contratti di apprendistato avranno meno vincoli. Per esempio, per assumere nuovi apprendisti non sarà obbligatorio confermare i precedenti apprendisti alla fine del percorso formativo. La busta paga base degli apprendisti sarà, inoltre, pari al 35 per cento della retribuzione del livello contrattuale di inquadramento.
5. Abolizione del Durc (Documento unico di regolarità contributiva), il documento sugli obblighi legislativi e contrattuali delle aziende nei confronti di Inps, Inail e Cassa edile. Il documento sarà sostituito da un modulo da compilare su internet.
Il decreto non è stato ben accolto da alcuni sindacati, soprattutto dalla Cgil e in parte anche dalla Fiom che l’hanno duramente criticato.
Nella stessa data, ovvero il 12 marzo, il consiglio dei ministri ha approvato anche un disegno di legge delega al governo che affronta gli altri temi contenuti nel Jobs Act: dagli ammortizzatori sociali ai servizi per il lavoro, dall’introduzione di un sussidio di disoccupazione al salario minimo, dalla riduzione delle forme contrattuali alla tutela per le donne in maternità.
Queste misure avranno tempi di approvazione più lunghi. Il disegno di legge dovrà essere convertito in legge delega dal Parlamento e il Governo dovrà dare attuazione alla norma in un tempo stabilito dalla legge stessa.