Oggi 16 luglio ricorre una tra le feste più importanti nella tradizione della Chiesa Cattolica: si celebra la Madonna del Carmelo legata alla storia dell’Ordine dei Frati della Beata Vergine Maia del Monte Carmelo. La festa fu istituita per commemorare l’apparizione mariana che è avvenuta il 16 luglio 1251 a san Simon Stock, durante la quale la Madonna consegnò a Stock uno scapolare e gli rivelò notevoli privilegi connessi alla sua devozione.
L’origine del culto a S. Maria del Carmine detta “La Bruna”, in Napoli risale al secolo XIII.
In quell’epoca, nella vasta zona del Campo Moricino, lambita dal mare e fuori la città, esisteva una chiesetta dedicata al grande taumaturgo S. Nicola Vescovo di Mira comunemente conosciuto come S. Nicola di Bari.
Questa chiesetta custodiva in una grotta o cripta una icona raffigurante una Madonna con il Bambino, che una tradizione posteriore affermava esser stata portata dai frati carmelitani quando furono costretti a lasciare il Monte Carmelo in Palestina, alcuni di essi si stabilirono nel ricordato Campo Moricino, forse in un anno imprecisato verso la metà del secolo XIII e certamente prima del 1268.
Tale immagine riscosse ben presto la fervida devozione degli umili abitanti delle zone del Moricino e dell’arena.
La vicinanza poi del mercato favoriva un continuo diffondersi del culto.
Quanto ormai fosse già vasta questa devozione è testimoniato nel 1457 da una bolla di papa Sisto IV, nella quale si specifica che il “popolo napoletano” era solito recarsi numeroso a visitare la chiesa, eretta dai carmelitani alla fine del secolo XIII sul luogo della ricordata chiesetta di S. Nicola, per venerare questa sacra immagine e lucrare l’indulgenza plenaria dall’inizio di agosto fino all’ 8 settembre, giorno dedicato alla natività della Madonna.
A Napoli i festeggiamenti già cominciano una settimana prima del 16 e trovano il loro culmine in uno spettacolo pirotecnico che prevede l’accensione di fuochi che circondano il campanile della Chiesa della Madonna del Carmine alto 75m. La festa ha origini antichissime e rievoca un evento miracoloso: il 17 ottobre 1439 la città era assediata dall’esercito di Re Alfonso V d’Aragona e del fratello Pietro intenzionati a contendere il trono di Napoli al duca Renato d’Angiò. Pietro diede ordine di colpire il convento del Carmine divenuto caposaldo dell’armata Angioina e da una enorme bombarda fu sparata una palla che si proiettò contro il convento verso il luogo dove era custodito un crocifisso ligneo della II metà del secolo XIV; i presenti pensarono che fosse andato distrutto ma con grande meraviglia si accorsero che, oltre a non essere distrutto, il crocifisso aveva anche cambiato posa: prima puntava gli occhi al cielo in atteggiamento di preghiera, ora aveva il capo reclinato con gli occhi chiusi, i denti stretti ed i capelli rovesciati al lato destro del volto; aveva inoltre perso la corona di spine e le gambe ed il collo erano flesse come quelle di un uomo vivo. Da allora è oggetto di grande venerazione e attualmente è collocato sotto l’arco del transetto dentro un grande tabernacolo.