Gli Stati Uniti li fanno, gli Stati Uniti li “maltrattano”. Si parla dei social network, che quasi sempre nascono da quelle parti, ma spesso proprio da quelle parti si sentono così trattati male da citare il governo in giudizio.
Questa volta, l’ha fatto Twitter. Il social network dell’uccellino, infatti, ha citato in tribunale il governo degli Stati Uniti perché non gli permette di pubblicare i dati sulla sorveglianza.
In pratica, secondo le attuali norme statunitensi, Twitter non può rilasciare informazioni sulle richieste presentate dal governo all’azienda in merito a questioni che riguardano la sicurezza nazionale.
Twitter, però, sostiene che questo viola la libertà di espressione stabilita dal primo emendamento della costituzione degli Stati Uniti. Il solito braccio di ferro.
L’azienda ha così deciso di portare il caso in tribunale nel tentativo di costringere il governo a essere più trasparente a proposito delle richieste di dati personali degli utenti.
Ben Lee, l’avvocato di Twitter, ha dichiarato: “Crediamo che, secondo quanto stabilito dal primo emendamento, dobbiamo dare ai nostri utenti le informazioni che ci chiedono a proposito delle richieste fatte dal governo”. Mentre l’azienda che ha parlato tramite un comunicato ha detto: “Il governo degli Stati Uniti si è impegnato a essere più trasparente riguardo alla portata delle sue attività di sorveglianza, ma le informazioni che fornisce non sono sufficienti. Inoltre il governo proibisce ad aziende come Twitter di fornire più informazioni agli utenti sulle richieste ricevute per la sorveglianza degli utenti”.
Twitter ha presentato al governo degli Stati Uniti una relazione che vorrebbe pubblicare, ma le autorità hanno negato all’azienda la possibilità di condividere il rapporto completo con gli utenti. Questa relazione contiene informazioni specifiche sulla natura e sul numero delle richieste presentate a Twitter dal governo.