Sul blog di Beppe Grillo è stata avviata ed è ora in corso la procedura di espulsione di due deputati del movimento. Massimo Artini e Paola Pinna, infatti, sono “accusati” di violazione del codice di comportamento sulla restituzione di parte dello stipendio“.
A questo proposito, gli iscritti al movimento 5 stelle dovranno votare a favore o contro l’espulsione motivata dall’accusa già menzionata.
La Pinna, intanto, si difende e su facebook ha scritto: “quanto apparso poco fa sul blog di Grillo è falso. Per non parlare di quella che è una vera e propria sospensione dello stato di diritto. Il sondaggio sull’espulsione è una violazione delle regole perché non passa dall’assemblea, perché si danno informazioni false e perché c’è solo una versione”.
La deputata pentastellata ha poi aggiunto che non è vero che si è tenuta i soldi, ma ha versato la parte prevista a Fondo di garanzia per le Pmi e Caritas. In particolare, Paola Pinna sostiene di aver versato la parte dell’indennità parlamentare prevista dal codice di comportamento al Fondo di garanzia per le Pmi e i risparmi sui rimborsi forfettari di soggiorno a Roma alla Caritas.
“Sul sito www.tirendiconto.it abbiamo deciso di non pubblicare il resoconto delle spese perché ci sono troppi dubbi sulla gestione e attendiamo delle risposte. Tutti abbiamo pubblicato i rendiconti sui nostri blog”, afferma, quindi la Pinna, replicando alle accuse sulla base delle quali è stata avviata la procedura di espulsione dal movimento.
A difesa dei due colleghi si è schierato anche qualche altro parlamentare dello stesso movimento cinque stelle. Patrizia Terzoni, per esempio, ha scritto su twitter: “Beppe #BeppeQuestaVoltaNonCiSto”, lanciando anche un nuovo hashtag.
La stessa deputata si è concessa poi qualche battuta in più su facebook, dove ha scritto “Paola Pinna e Massimo Artini hanno rendicontato e restituito tutto! Lo staff, i capigruppo e tutti noi deputati lo sappiamo! Sono mesi che chiediamo una congiunta sui problemi connessi al ‘tirendiconto’ e non ci è stata mai e dico mai concessa! Ora questo! Basta!!!”.
Al popolo della rete l’ardua sentenza.