Quando differenti generazioni si tramandano una passione, un “genere”, ciò che attraversa i decenni, supportato da amore incondizionato, diventa cult.
Massimo Ranieri è un artista che riesce ad accomunare fasce d’età eterogenee ed esalta sia giovani rampolli che intenditori d’annata.
In questi anni il suo percorso artistico è stato costellato da vere gemme canore, successi portati alla ribalta al Cantagiro, al Festival di Sanremo, …
‘O surdate nammurato, Rose Rosse, Se bruciasse la città, Erba di casa mia, Perdere l’amore, sono solo alcuni dei titoli più noti e premiati.
Negli anni Settanta arriva, grazie alla regia di Patroni Griffi, la prima interpretazione teatrale con Napoli, chi resta e chi parte. Sarà questo l’inizio che porterà Massimo Ranieri ad introdursi nell’ambiente e a dedicarsi anima e corpo alla recitazione da palcoscenico, sotto la guida del maestro Giorgio Strehler. Ballerino e presentatore, la sua spasmodica ricerca della gestualità, del ritmo, della perfezione, ne fanno un chiosatore dalla vocazione indissolubile.
Pur non avendo mai recitato con Eduardo De Filippo, ha diretto ed interpretato con perizia 4 tra le commedie più famose quali Napoli Milionaria, Questi Fantasmi, Sabato, Domenica e Lunedì ed una strepitosa Filumena Marturano, con Mariangela Melato.
Bravo intrattenitore, dotato di simpatia e verve, all’età di 63 anni compiuti, mantiene immutata la spontanea e sorprendente carica da ragazzino pronto ad apprendere. E’ notizia accreditata la sua partecipazione come protagonista della pellicola prodotta da Rai Cinema sull’ultimo anno di vita dello scrittore Pier Paolo Pasolini, ucciso da Pino Pelosi, ragazzo di borgata negli anni Settanta ma che a tutt’oggi si ritiene essere stato vittima di una cospirazione ordita al fine di tacitare la sua verità sul lato fosco del potere italiano in quel periodo storico. Il film, le cui riprese sono state girate nei luoghi cari all’autore di Petrolio, si intitolerà La Macchinazione.
Ranieri conobbe l’autore bolognese da ragazzo e fin da subito lo stesso Pasolini riconobbe la loro somiglianza, futuro auspicio di questo ruolo così intenso.
Rivisitare brani affini alle sue peculiarità vocali, condurre spettacoli in prima serata da “generoso” mattatore, vestire i panni dissonanti ma sempre forti di personaggi viscerali. Caparbio e sanguigno, vero uomo del Sud, Massimo Ranieri, al secolo Giovanni Calone, è un portavoce dell’arte raro, che ha valorizzato con efficienza la sua naturale attitudine alla rappresentazione, avendo un approccio umile, che lo ha reso “intimo”, affabile, “domestico”, nella sua eccellenza.
Incuriosisce attendere altre performances delle quali deliziarci, magari in campi ignoti finora alle sue attenzioni, sicuri che ne ricaverà il fasto che è consono attribuirvi con diligenza ad ogni suo interesse.
Daniela D’Avino