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Da “Cuore selvaggio” a “Il Segreto”, da "Topazio" a "Marilena": telenovelas, le calienti passioni di un genere senza confini

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Cuore selvaggio

Chi di noi, pur di sfuggita, non ha assistito anche ad un solo fotogramma di queste tormentate storie, reiette ma ipnotiche, alzi la mano. Ah Ahhhhhhhhhh, sta per crescervi il naso, novelli pinocchio!

Il fenomeno telenovelas nacque in Argentina come radionovella e fu importata, nella metà del XX secolo, in Brasile. Tali furono gli ascolti da decretarne una notevole popolarità grazie alla quale fu possibile attuarne una trasposizione televisiva. Prendendo ispirazione dai romanzi d’appendice, le telenovelas raccontano, con cadenza seriale, vicende legate ad un numero di personaggi coinvolti in drammatiche controversie, amori tormentati, conflitti amletici, empaticamente molto coinvolgenti.
Dal 1963, le telenovelas, divenute nel frattempo risorse mediatiche e mezzo di comunicazione collaudato, hanno sfornato creazioni da indici di gradimento record in tutto il mondo, con milioni di appassionati.
In Italia, nel 1982, fu possibile averne visione per la prima volta. Ma fu negli anni ’90, grazie ad un format pomeridiano, condotto dalla presentatrice Patrizia Rossetti, che queste trame avvincenti, (per i detrattori più accaniti solo semplicistiche), divennero l’antitesi d’eccellenza delle soap opera, le quali hanno periodi di trasmissione lunghi anche decenni, mentre le vicende latine presentano un numero di appuntamenti quotidiani prefissati, che generalmente non superano le 200 puntate.

La donna del Mistero, Topazio, Marilena, Vento di Passioni, Manuela, questi alcuni tra i titoli più noti, i cui attori, divenuti divi di successo, hanno rappresentato il sogno proibito di fan adoranti. Chi tra noi non ricorda il mitico Juan del Diablo, interpretato da Edoardo Palomo?

Il lieto fine dei racconti, dopo un lungo peregrinare dei personaggi tra sofferenze e colpi di scena ad effetto, è la molla che attrae il telespettatore, il quale gioisce e soffre al pari dell’eroe o dell’eroina di turno.
Banalmente si tende a ritenere che seguire una telenovela equivalga fondamentalmente a non essere aperti culturalmente. Ad assumere identità da casalinga frustrata o sciocca teenager. Invece la loro forza sta nelle modalità di crescita del prodotto che a tutt’oggi nel 2000, riproduce un lavoro di vero e proprio investimento di ricerca nei dialoghi, nelle locations, nello studio di temi di importante profilo, problematiche di rilievo, da trattare e mettere in luce.

Per chi fino ad ora ha boicottato o storto il naso all’idea, forse non sarebbe male per una volta, (anche una soltanto), rivolgere lo sguardo verso questo “costrutto”. Magari anche solo per svago. Sicuramente non sarà più nocivo che osservare con orrore ciò che tutti i giorni il telegiornale propina sotto forma di omicidi, guerre o ruberie parlamentari.

Daniela D’Avino