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Oggi la Chiesa celebra i santi Ciro d’Alessandria e Giovanni

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San Ciro

San CiroOggi 31 gennaio la Chiesa celebra i martiri Ciro e Giovanni. Ciro nacque nel secolo III ad Alessandria d’Egitto. Il suo nome, Ciro, deriva dal persiano «korus» e significa «colui che è potente e forte». La tradizione vuole che esercitasse la professione medica ad Alessandria: fin dal secolo VII, infatti, nella città egiziana era ancora visibile l’ambulatorio dove egli accoglieva gli ammalati.

Fu proprio attraverso l’esercizio della sua professione che egli riuscì a convertire molti pagani al cristianesimo. Perseguitato, fu costretto a ritirarsi nel deserto, dove condusse vita monastica: da qui l’appellativo di “Abba Ciro”, cioè “padre Ciro”, nome che veniva dato ai monaci.

Qui continuò a vivere nella preghiera, nella penitenza e nella solitudine, accogliendo il popolo che si rivolgeva a lui per ottenere la guarigione non più con le medicine e con la pratica medica, ma soprattutto con l’intercessione della preghiera. Così la sua fama di taumaturgo si diffuse per tutto l’Egitto ed oltre.

Un giovane soldato siriano, di nobile famiglia, di nome Giovanni, abbandonata la vita militare si recò un giorno a Gerusalemme in pellegrinaggio, e in quel luogo udì parlare di Ciro. Partì subito per l’Egitto, raggiunse Abba Ciro nel deserto e si fece suo discepolo, conducendo anch’egli vita monastica.

Intanto era scoppiata una delle più feroci persecuzioni contro i cristiani, quella dell’imperatore Diocleziano. Molti furono i martiri che subirono tormenti di inaudita ferocia: uncini di ferro, cavalletti, sferze, fuoco, immersione nel mare, decapitazione, crocifissione. La persecuzione si estese ancora più spietata anche nella provincia romana di Egitto, dove era governatore Massimino, uomo depravato e crudele. Fu in questo periodo che venne martirizzato Ciro con il suo discepolo Giovanni, verosimilmente il 31 Gennaio 312 d.C.
Ecco come avvenne il loro martirio. Ai due monaci eremiti giunse notizia che nella città di Canopo, a pochi chilometri a est di Alessandria d’Egitto, alcune fanciulle, Eudossia di 11 anni, Teodora di 13 e Teoctista di 15, erano state arrestate insieme con la loro madre Atanasia, con l’accusa di essere cristiane. Temendo che la minaccia delle feroci torture intimidisse le donne, i due monaci si recarono in città per sostenerle nella loro fede e nella loro testimonianza. Il governatore, accortosi di loro, li fece imprigionare e durante il processo tentò di corromperli con la promessa di ricchezze e onori. Ma vedendoli fermi nella fede, li sottopose ad ogni genere di supplizi. Anche le quattro donne resistevano con fortezza nella testimonianza della loro fede. Alla fine furono decapitate e la stessa sorte toccò a Ciro e al suo discepolo Giovanni.

I loro corpi furono sepolti ad Alessandria nella Basilica di San Marco Evangelista, dove rimasero per circa un secolo venerati come grandi taumaturghi dal popolo cristiano.
Dopo un secolo, le reliquie di San Ciro furono traslate a Menuthis, una cittadina a pochi chilometri a est di Alessandria.

San Ciro era invocato nei naufragi, nei lavori dei campi e nelle varie malattie (cefalee, oftalmie, otiti, dolori allo stomaco e al petto, piaghe, paralisi). Accorrevano da tutte le parti dell’Egitto e dall’estero non solo i cristiani ma anche i pagani. Lo scrittore latino Sofronio racconta settanta miracoli. Fra l’altro, quello di un bambino ammalato che non poteva fare a meno di giocare con altri piccoli nella sua chiesa. A un certo punto tocca la tomba di San Ciro e guarisce (miracolo 41). Qualche volta tra i fedeli scoppia l’invidia. Ad esempio, un ammalato fu guarito la notte stessa del suo arrivo al santuario. Tre donne si lamentarono con i santi: «È già un anno che siamo qui!». E i santi: «Non dipende da noi restituire la santità, ma da Cristo che ne è il donatore» (miracolo 42). Per la guarigione di un pellegrino romano, cieco, ci vollero ben otto anni di attesa, ma alla fine giunse la guarigione.

Preghiera di S.Ciro

O Glorioso San Ciro,

Medico, Martire e nostro misericordioso Patrono,

con fiducia imploro la tua intercessione.

Come nella tua vita terrena,

chiamato presso gli infermi, ne curavi prima l’anima

e poi, con la tua virtù ne curavi il corpo,

così sii propizio alla mia preghiera.

Guarda con occhio ugualmente pietoso

alle mie infermità spirituali e corporali

e chiedine al Signore rimedio e guarigione.

Non abbandonarmi, ascolta la voce del mio cuore,

e donami il tuo aiuto e la tua protezione.

Amen.