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Il bel Paese delle Marche

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Marche, veduta dal parco del Conero
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Marche, veduta dal parco del Conero

Se all’Italia è stato dato l’appellativo di “bel Paese”, un motivo ci sarà. E, anzi, volendo essere molto puntigliosi, di motivi ce ne sono in realtà ben più che uno. Sono decine e decine di varia natura che si presentano all’occhio e alla sensibilità umana come una cascata di acqua vigorosa che poi si fa spazio tra mari e monti. Più di 301mila chilometri quadrati di nazione da scoprire, regione per regione, nessuna esclusa. Naturalmente, ma anche un po’ ingiustamente, però, nella lista dei posti da vedere che ognuno di noi tiene a mente o ha buttato giù nero su bianco, ci sono tanti luoghi che godono di una fama indiscussa e inesauribile, mentre spesso si avverte la mancanza di regioni, province, aree geografiche da cui ci si aspetta poco o nulla, ma che se visitati, mostrano una bellezza tale da mozzare il fiato. Tutti pronti a mettere la spunta nella nostra lista su Roma, Firenze, Milano, Napoli, magari Torino, Palermo e anche qualcos’altro, ma non altrettanto pronti a sprecare inchiostro per scrivere… che so: le Marche.

“Le Marche hanno la fortuna di sembrare inesistenti. Cioè di non sembrare. Non le conosce nessuno, a cominciare dai marchigiani”. A scriverlo è Giancarlo Liuti, giornalista marchigiano, per l’appunto, che non ha però la benché minima intenzione di scoraggiare il visitatore. D’altronde se avesse questo intento, dovrebbe fare i conti addirittura con Giosuè Carducci che, proprio in un discorso tenuto nelle Marche in occasione del primo centenario dalla nascita di Giacomo Leopardi, pronunciò simili parole di elogio: “Così benedetta da Dio di bellezza, di varietà, di ubertà, tra questo digradare di monti che difendono, tra questo distendersi di mari che abbracciano, tra questo sorgere di colli che salutano, tra questa apertura di valli che sorridono”. Ebbene sì, anche Carducci parlava delle Marche e le sue parole, di lode, sono parole delle quali bisognerebbe fidarsi.

E, quindi, veniamo a me, che non scomodo Giosuè Carducci sulla fiducia, ma lo riporto per esprimere a parole sue quello che ho visto con i miei occhi e quello che ho provato con le mie emozioni. Ora, però, vi racconto le mie Marche.

Senza perderci in troppe ricerche preliminari, ma lasciandoci guidare, per la verità, un po’ dall’istinto, io e Andrea, volendo “santificare” a modo nostro la Pasqua, abbiamo scelto di trascorrere i pochi ma intensi giorni di vacanze comandate nelle Marche. Io e Andrea che, se tutte le condizioni ce lo permettessero, staremmo sempre con la valigia in mano, ma che, dal momento che così non è, abbiamo una base fissa dalla quale gestiamo le nostre vite quotidiane fatte di lavoro, amicizie, relazioni e tanto altro nella capitale di questo splendido Paese ovvero a Roma. Ed ecco il primo criterio con cui abbiamo scelto di partire per le Marche: la distanza. D’altronde si trattava di un viaggio di soli tre giorni, quindi, tanto meglio non sprecare troppo tempo per gli spostamenti. Che poi, e scusate se apro troppe parentesi, il tempo che si impiega per andare da Roma nelle Marche in macchina non è comunque tempo “sprecato”, perché se si tengono gli occhi bene aperti e non ci si lascia vincere dal sonno, a destra e a sinistra non si ammirano altro che paesaggi stupendi. E credo proprio che la valutazione sia valida rispetto a qualsiasi stagione, visto che nel nostro viaggio tra andata e ritorno abbiamo incontrato il cielo azzurro con un sole spendente e poi il grigio, le nubi e la neve. Sempre incantevole. Il secondo criterio, invece, non è stato un criterio, ma quasi un gioco nel quale si prende una matita e la si lascia cadere su una mappa geografica e… voilà, si parte per le Marche.

La prima caratteristica assolutamente positiva che carpiamo di questa regione è la gratificante versatilità rispetto alle condizioni climatiche. Voglio dire: chiunque abbia consultato le previsioni del tempo per il week end di questa Pasqua, avrà assunto un’aria circospetta dovuta al sospetto di aver sbagliato e di star consultando invece le previsioni del tempo per Natale. Pioggia e abbassamento delle temperature erano le costanti. Perché essere masochisti, dunque, e mettersi in viaggio? Semplice, almeno nel nostro caso. Perché se le Marche offrono bellezza e divertimento d’estate e col bel tempo, sono anche in grado di offrire altrettanta bellezza e emozioni da scoperta in qualsiasi giorno dell’anno ci sia pioggia o altri fenomeni climatici poco graditi dalla maggior parte delle persone. E poi mai dimenticare che, in fondo, non c’è bello e cattivo tempo, ma c’è buono e brutto equipaggiamento. Proprio nel giorno di Pasqua, per farla breve e andare dritti al cuore della questione, ci siamo svegliati col rumore della pioggia. Appena abbiamo messo il naso fuori dalla porta della nostra stanzetta di un bed&breakfast immerso nella campagna marchigiana, abbiamo alzato gli occhi al cielo e l’abbiamo visto così come voleva farsi vedere: un manto di nubi gonfie e di tonalità sfumate tra il grigio e il nero. Insomma non si trattava sicuramente di una pioggerellina destinata a cessare nel giro di breve tempo, ma di un temporale costante che ci avrebbe fatto la sua sgradevole compagnia almeno per tutto il giorno. Come non lasciarsi intimorire? Organizzando un percorso che preveda lunghe tappe al chiuso, ma non quello dei negozi.

Faccio qualche passo indietro solo perché voglio specificare un’altra caratteristica ingannevole delle Marche ovvero che sono un po’ più grandi di quello che sembrano o di quello che ci si immagina. Ogni posto meriterebbe di essere visitato chiaramente, ma questa possibilità astratta diventa concreta solo se si ha molto tempo a disposizione. Nel caso contrario e nel caso di me e Andrea, l’ideale è scegliere una città e ruotarle intorno. Noi abbiamo scelto Ancona e anche in questo caso la scelta non è stata particolarmente oculata, ma ci siamo affidati un po’ ai consigli di amici diversi che sembravano confluire tutti nel parco del Conero che, appunto, si trova proprio nella provincia capoluogo. Sul parco, su Ancona e dintorni ci torneremo in seguito, mentre adesso vi racconterò della nostra Pasqua piovosa.

Forse in pochi non lo sanno, forse lo sanno tutti o forse non lo sa nessuno, ma comunque sia le Marche vantano di aver dato i natali addirittura a un intellettuale del calibro di Giacomo Leopardi. Tutti lo conosciamo principalmente come poeta e, solo a nominarlo, si evocano donzellette che vengono dalla campagna, ermi colli che escludono lo sguardo e defunte Silvie che rimembrano ancora il tempo della vita mortale, ma Giacomo Leopardi, in realtà, è stato un bambino prodigio e studioso a tutto tondo e lo si evince dall’immensa mole di libri sulle più disparate discipline che vengono tutt’oggi custodite nella biblioteca del palazzo dove visse Giacomo con la sua nobile famiglia. Prima tappa del giorno di pioggia, dunque, Recanati. Un piccolo borgo nella provincia di Macerata che vive della sua bellezza impreziosita dall’opera leopardiana esposta con orgoglio lungo tutte le vie della cittadina. È proprio qui, in questo paese situato sulla cima di un colle che nacque Giacomo Leopardi. Recanati è dotato di una bellezza propria fatta di piccole stradine caratteristiche e di paesaggi montuosi così verdi da diventare ciechi, ma sicuramente deve la sua notorietà e l’afflusso di turisti principalmente alla presenza attuale della casa di Giacomo Leopardi. Un palazzo nobile reso affascinante, più che da fattori puramente estetici, dal fatto che al suo interno si trova l’intera biblioteca realizzata dal padre del poeta e dalla quale il poeta stesso prese la sua cultura e la fece sua al punto da produrre altra cultura che ha tramandato fino ai giorni nostri. Non solo. Dentro il palazzo leopardiano, da cui è possibile affacciarsi su quei luoghi che ispirarono la produzione più famosa di Giacomo Leopardi – la piazzetta del Sabato del Villaggio, per esempio – è presenta ancora la famiglia discendente dal poeta. Non si tratta di suoi discendenti diretti in quanto non ebbe figli, ma di discendenti dal fratello che comunque fanno Leopardi di cognome e sono nipoti, pronipoti e così via di Giacomo. Tra di loro anche un Giacomo Leopardi in persona che, presumibilmente, sarà un bambino molto chiacchierato. Insomma, la casa di Giacomo Leopardi e Recanati nelle Marche sono da visitare, non solo per ripararsi dalla pioggia, ma per godere di bellezza e di speciali “dietro le quinte” culturali.

Un altro posto dove ripararsi dalla pioggia per circa un’ora e mezza sono le grotte di Frasassi. Per chi non ci ha mai messo piede dentro, il vero peccato da parte mia è non aver potuto scattare nemmeno una foto da mostrare, ma d’altronde il web ne è pieno – nonostante il divieto assoluto – e l’augurio è che tutti riusciate a farci un salto. Un posto per speleologi, ma anche una meraviglia accessibile a tutti. Spazi impercettibilmente sconfinati popolati da fantastiche stalattiti e stalagmiti, dove l’aggettivo fantastiche è più che mai usato in un’accezione letterale. Sembra di stare, quando si è laggiù, in un cartone animato, sicuramente in una favola ambientata in un castello di ghiaccio. Le grotte di Frasassi, che si trovano nel territorio del comune di Genga, in provincia di Ancona, sono grotte carsiche scoperte nel 1971, dove l’acqua che gocciola dalla superficie forma nel corso di centinaia di anni delle stratificazioni calcaree che assumono la bellezza di opere d’arte. Da canne di organo a veli di sposa, passando per le più rudi fette di pancetta, le grotte di Frasassi sono una collezione di magia da rispettare e ammirare, lasciandosi guidare solo dalle emozioni.

Nelle Marche, però, considerate che non piove sempre. Ci sono anche le giornate grigie, ma asciutte e soprattutto le giornate di sole. Come il nostro primo e il nostro ultimo giorno. Delle prime si può approfittare per visitare i centri urbani. Tra quelli da noi selezionati e visitati, merita sicuramente di essere vista Ancona. Non solo perché è il capoluogo di regione, cosa che da un punto di vista di bello estetico vuol dire poco o niente, ma perché la città è caratterizzata dalla presenza di bei palazzi e monumenti come la cattedrale di San Ciriaco o la chiesa di Santa Maria della Piazza e i resti di età romana, e il tutto è impreziosito da una vista mare e monti unica. E dove c’è mare, poi si sa, c’è anche un odore speciale. Se amate Napoli, poi, un punto a favore di Ancona è che evoca ricordi di natura partenopea. Sarà il mare o le stradine spesso in salita. Molto caratteristica anche Fabriano e Osimo, quest’ultimo anche con una passeggiata in curva sospesa su un monte e… con vista mare.

I giorni di sole, invece, quelli sono tutti per il monte Conero. Per visitare il parco, l’unica raccomandazione è quella di vestirsi come la situazione richiede ovvero con scarpe comode tendenzialmente di quelle poco belle, ma molto funzionali per il trekking. La passeggiata per il parco del Conero è facile e quindi adatta anche a chi non è esperto di questo genere di camminate – anche stavolta non parlo per sentito dire, ma per in-esperienza personale! – ma il cammino a volte può risultare difficile e un po’ tortuoso: meglio indossare le scarpe giuste e non tirarsi indietro mai, perché il Conero vi ripaga sistematicamente a intervalli molto brevi con la sua vista mozzafiato che non ha nulla da invidiare alle località balneari esotiche e da sogno. Sì, gira voce che l’acqua del mare da quelle parti sia un po’ sporca, ma dalla cima del monte di certo non vi importerà della sua pulizia anche perché l’effetto ottico è quello di un mare dai colori cangianti, sfumati e strepitosi. Basti pensare che io, che sì forse lavoro un po’ troppo con la fantasia, ci ho visto dipinto sopra il pianeta Terra.

Un’ultima lancia devo spezzare a favore delle Marche: il cibo è divino, quindi non dimenticatevi di mangiare i “cremini”, i salumi, le paste, il vino e… va beh, preparate il vostro stomaco al meglio.