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Olio di palma, dalla comparsa sulle etichette al dibattito

L'olio di palma è presente nella maggioranza dei prodotti alimentari con effetti negativi su ambiente e salute

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olio di palma biologico

Olio di palma … C’era una volta la storia dell’uomo che usciva a comprare le sigarette e non tornava più a casa. Ci sono, oggi, le storie di uomini e donne che escono a fare la spesa e a casa ci ritornano, ma solo dopo che sono trascorse ore e ore. Qualcuno è lento per natura, è vero, qualcuno si perde nelle infinite e immense corsie dei grossi supermercati e qualcun altro, invece, si perde letteralmente nel tentativo di ritrovare la strada di casa – vi assicuro che succede, perché mi è successo. Qualunque sia la ragione originaria e soggettiva, c’è sempre un’altra ragione che ci accomuna tutti e ci fa fare tardi quando ci mettiamo alla guida di un carrello: l’etichetta.

Dalle istituzioni dell’Unione Europa a forum e blog, passando per i consigli degli esperti in materia, siamo bombardati da leggi e possibili interpretazioni e applicazioni di esse in merito a come scrivere e come leggere le etichette alimentari. Sul fronte dei produttori, ciò impone un dialogo con il consumatore ispirato al principio della trasparenza – e chi ha fede ci creda. Sul fronte opposto, invece, quello proprio dei consumatori e degli acquirenti, la ferrea regolamentazione del mondo delle etichette comporta un vantaggio molto importante ovvero quello di avere la possibilità concreta di acquistare solo quei prodotti che si ritengono “buoni” sia per la salute dell’uomo sia per la sopravvivenza e per il benessere dell’ambiente. Tutto positivo, quindi, salvo poi incorrere nelle psicosi e nelle dipendenze.

Il giorno che ha segnato una vera e propria svolta in questa disciplina è stato il 13 dicembre 2014. Proprio nella giornata dedicata a Santa Lucia, che di vista se ne intende, infatti, è entrato in vigore il regolamento comunitario 1169/2011: una serie di norme che tentano di tutelare il consumatore imponendo alle aziende produttrici di alimenti di essere più chiare e specifiche nello scrivere le etichette.

A partire da questo regolamento in poi, ci siamo accorti che: i caratteri con cui vengono scritte le etichette sono diventati più grandi – prima, infatti, era spesso quasi impossibile riuscire a leggerle; le informazioni sul produttore e responsabile di un determinato alimento sono diventate più precise perché comprensive di un indirizzo completo in ogni parte; si è reso necessario mettere in maggiore evidenza le informazioni riguardanti la presenza di sostanze allergizzanti o che procurano intolleranze – queste devono essere indicate in corsivo o in grassetto oppure con un carattere più grande; ed è anche obbligatorio indicare i trattamenti subiti non soltanto dal prodotto, ma anche dal singolo ingrediente; in caso di sostituzione di un ingrediente normalmente utilizzato con un altro poi l’ingrediente succedaneo impiegato va specificato accanto al nome del prodotto; sono previste indicazioni particolari per i bambini e per le donne in gravidanza e in fase di allattamento rispetto alla presenza di alcune sostanze; la data di scadenza dei prodotti viene indicata su ogni singola porzione nel caso di confezionamenti multipli e non più solo sulla confezione esterna; infine è stata bandita la definizione generica di oli vegetali o grassi vegetali a favore di una specifica che informi sul tipo particolare di olio o grasso utilizzato.

Oli o grassi vegetali via, dunque, e benvenuto al quasi onnipresente olio di palma. Si potrebbe quasi dire che, prima dell’entrata in vigore del regolamento europeo, nessuno sapeva della sua esistenza. Da quel fatidico momento in poi, invece, l’olio di palma è stato costretto ad uscire allo scoperto e così è scoppiato il caso. Ma di che olio si tratta e perché fa così discutere, mettendo contemporaneamente tanta paura?

L’olio di palma, così come l’olio dei semi di palma o olio di palmisto, è un olio vegetale saturo non idrogenato, che viene ricavato dalle drupe – ovvero dei frutti simili alle olive – di alcune varietà di palme. L’olio di palma si presenta come un composto solido che, però, attraverso un processo di frazionamento può essere trasformato nella sua componente liquida che trova impiego in diversi settori che vanno da quello alimentare fino a quello della cosmesi e dell’igiene personale, passando per il suo uso come lubrificante per le macchine della rivoluzione in particolari epoche storiche.

Probabilmente non c’è mai stato nella storia un altro prodotto alimentare che abbia subito un processo anche soltanto simile a quello cui è sottoposto costantemente l’olio di palma. D’altronde, c’è da dire che questo particolare tipo di olio si presta molto bene e abbastanza facilmente ad essere processato se si considera che è presente come ingrediente nella maggior parte dei prodotti alimentari della grande industria, dai dolciumi al salato senza alcuna differenza. Le ragione per le quali l’olio di palma non viene giudicato di buon grado sono principalmente due: una è legata al rispetto e alla tutela dell’ambiente, l’altra, invece, è legata principalmente a questioni relative alla salute. Proviamo a capirle una per volta.

L’olio di palma e la questione ambientale

Le organizzazioni attive nel settore – un esempio su tutte Greenpeace –, così come gli studiosi della materia, sostengono all’unanimità che la produzione di olio di palma sia dannosa per l’ambiente.
Basterebbe pensare, d’altronde, che si tratta di una delle maggiori cause di deforestazione nel sud-est asiatico, in particolare in Malesia ed Indonesia. Per far posto alle piantagioni di palma da olio, infatti, in questi territori sono state abbattute intere aree di foresta primaria. Solo l’Indonesia e solo dal 2000 ad oggi, ha perso oltre sei milioni di ettari di foresta, a discapito delle popolazioni locali e della ricca biodiversità della zona. L’animale simbolo di questa tragedia ambientale, in particolare, è l’orango, un primate che rischia l’estinzione proprio a causa della deforestazione che lo priva del cibo e del riparo offerto generalmente dagli alberi. Inoltre, questo processo ha pesanti ripercussioni anche sull’impennata di gas serra nell’atmosfera e contribuisce a stravolgere l’assetto idrogeologico del territorio.

In questo ambito, quindi, si sta tentando di muovere i primi passi che dovrebbero consentire di non rinunciare alla produzione di olio di palma – il cui costo, peraltro, è molto basso e ciò spiegherebbe il perché di un uso così massiccio da parte della grande industria – ma di avviare processi che ne consentano quantomeno una produzione sostenibile. Deve essere comunque ricordato che, nonostante gli sforzi da parte del Wwf, Greenpeace e altri movimenti locali, gli enti internazionali deputati al controllo, come la Fao, non si sono ancora espressi sulla questione, né negativamente né positivamente.

L’olio di palma e gli effetti sulla salute

Se sulla dannosità della produzione di olio di palma sull’ambiente non si hanno dubbi, secondo alcuni bisognerebbe procedere con maggiore cautela nel dare risposte certe agli interrogativi di molti sugli effetti che questo grasso vegetale ha sulla salute degli uomini. Spesso, infatti, si affaccia il fantasma di una forzatura nel diffondere paure, giustificata da un volere trovare la soluzione che tuteli l’ambiente. E tuttavia esistono accreditati studi universitari secondo i quali scegliere di consumare prodotti contenenti olio di palma comporterebbe gravi rischi per la salute.
Per esempio, secondo uno studio delle Università di Bari, Padova e Pisa, in collaborazione con la Società Italiana di Diabetologia, l’olio di palma è in grado di distruggere le cellule del pancreas che producono l’insulina, provocando così danni irreversibili per il sistema cardiovascolare e per il diabete mellito. Lo studio ha messo in evidenza come l’olio di palma agisce direttamente sulle cellule beta, distruggendole e comportando una produzione inadeguata di insulina. Il CSPI – Center for Science in the Public Interest – invece sostiene che l’olio di palma aumenti i fattori di rischio cardiovascolare. In ogni caso, l’olio di palma rosso sarebbe da preferire all’olio di palma che si presenta incolore dopo essere stato raffinato, perché è a causa dei processi di raffinamento che il prodotto perde le proprietà benefiche che possiede allo stato originale.

L’olio di palma e la questione etica

Al di là del dibattito ambientale e di quello relativo alla salute, c’è poi un terzo piano sul quale andrebbe considerato l’olio di palma: il piano etico, che scaturisce come conseguenza delle ripercussioni della monocoltura sulle popolazioni locali. Storie documentate narrano di espropriazioni di contadini dalle proprie terre, di deportazioni di interi villaggi, di sfruttamento e di totale assenza di sicurezza sul lavoro. Almeno su questo fronte allora la lotta sarebbe più che giusta. Senza dimenticare, però, che fatti analoghi succedono anche in altri contesti di produzione o della cosiddetta evoluzione.