C’è un’attività che su tutte può catturarti, e allora le dedichi quanto più tempo hai a disposizione, oppure lasciarti indifferente o addirittura annoiarti e quindi tutto il tempo che riesci a dedicarle è quanto che ti viene imposto quando sei ancora tra i banchi di scuola.
La lettura: Sua maestà per gli appassionati, una tortura per tutti gli altri.
Nell’uno o nell’altro caso, non si può certo negare che la lettura aiuti a sviluppare la fantasia, perché ci impone di immergerci in una storia raccontata nero su bianco, ma che può prendere vita soltanto se mettiamo in moto la mente e diamo voce ai personaggi, movimenti, azioni, rumori e tutto quello che occorre per sentirsi parte di una situazione. L’immaginazione, quando leggiamo, ci permette così di vivere infinite vite e infinite storie, ci rispedisce indietro nel passato e ci fa schizzare avanti nel futuro o più semplicemente ci permette di vivere in un presente poliedrico, portandoci in mille posti diversi con altrettante culture.
La lettura è anche un toccasana per nutrire la proprietà linguistica ed arricchire il proprio lessico. Per quanta poca attenzione si possa prestare, leggendo si apprendono nuovi vocaboli e si acquisisce una maggiore sicurezza nell’esposizione a sua volta scritta o orale, perché rappresenta una sorta di esercizio per la mente.
Leggere sortisce anche effetti positivi sulla psiche. C’è chi legge per rilassarsi, chi per emozionarsi e quando si parla di emozioni ovviamente si fa riferimento a una vasta gamma di percezioni, stati d’animo e reazioni. Un buon libro, per esempio, può essere uno strumento che ci aiuta a tirare fuori un pianto sia di gioia che di dolore, ci può far sorridere ed anche riflettere e molto, molto di più.
Spesso, però, soprattutto da bambini non si riesce ad apprezzare il valore della lettura. D’altronde la sua prima caratteristica, quella più evidente a un livello superficiale, è che ci costringe a una situazione statica. Quando leggiamo, siamo sicuramente seduti o sdraiati, possiamo al massimo sbizzarrirci in passeggiate lungo il corridoio di casa o il perimetro di una stanza, ma difficilmente potremo leggere contemporaneamente allo svolgimento di un’attività più dinamica. Inoltre, nella maggior parte dei casi, la lettura è un’attività solitaria ed esclusiva salvo che si partecipi a letture di gruppo.
Bisogna allora trovare il modo o dei modi per avvicinare i bambini alla lettura e soprattutto per accendere in loro la scintille che poi li mantenga vicini nel tempo. Antonio La Cava, per esempio, un modo l’ha trovato.
Chi è? Vi domanderete innanzitutto, giustamente. Antonio La Cava è un ex maestro elementare in pensione da cinque anni che, partendo dalla sua regione d’origine – la Basilicata – ha percorso più di centomila chilometri per portare libri ovunque. Da nord a sud, da est a ovest, il maestro, che evidentemente ha trascorso la sua vita a insegnare per passione più che per dovere o per necessità economiche, si muove a bordo di uno speciale mezzo di trasporto, il “bibliomotocarro”, che gli permette di raggiungere anche i posti più impervi e far appassionare i bambini alla lettura coniugando tradizione e innovazione che, in questo campo, sono sinonimi di libri e tecnologia.
“Nella mia vita ho sempre insegnato – racconta Antonio La Cava, che ha iniziato il suo tour sedici anni fa – e negli anni ho colto un affievolimento di interesse tra la fanciullezza e il libro. Si pensava che il libro fosse superato e per questo ho sentito il bisogno di dare un grido di allarme, perché se i nuovi mezzi sono indispensabili, i libri sono insostituibili”.
Con questa convinzione, il maestro La Cava ha allestito il suo speciale e unico mezzo: il bibliomotocarro. Mai sostantivo fu più eloquente. Un motocarro la cui parte posteriore si presenta come una sorta di vetrina biblioteca contenente centinaia di libri.
Nei suoi viaggi e nelle sue tappe, Antonio La Cava cerca di coniugare, come già anticipato, il fascino per ciò che appartiene al passato con l’inevitabile appeal dei nuovi mezzi. Così in ogni tappa, i bambini possono anche assistere a video di animazione cinematografica e cortometraggi proprio a partire da testi.
E poi c’è anche il fascino suscitato dal mezzo. Un po’ come il carretto dei gelati, no? Quanti bambini attirava in strada al suo passaggio? E sebbene i generi proposti siano totalmente differenti, l’interesse per un mezzo così insolito e poco diffuso è sicuramente lo stesso.
Quando passa il bibliomotocarro, quindi, si ha la possibilità di partecipare a due laboratori. Il primo laboratorio, Antonio La Cava, l’ha chiamato “Entrare con la testa e uscire con gli occhi”. A spiegarne il significato è lo stesso maestro che ha detto: “Per prima cosa, i bambini devono leggere diverse storie, poi sceglierne una. A quel punto la storia viene illustrata con dei disegni e poi, con la telecamera e il computer, le immagini vengono animate dagli stessi bambini con l’aiuto degli esperti”. Non so voi, ma il fanciullo che è in me vorrebbe sentire passare il bibliomotocarro qui e adesso.
Il secondo laboratorio per i bambini, invece, si chiama “Dalla pagina al mondo”. Sempre Antonio La Cava ha spiegato che “In questo caso il risultato è la produzione di un cortometraggio. Il testo letterario viene sceneggiato e poi si scelgono gli attori per ogni parte, il luogo e poi si filma. Il video montato viene poi proiettato nel cinema itinerante del bibliomotocarro”. È un’esperienza di lettura, quindi, ma anche di cinema e narrazione.
Il bibliomotocarro è, in pratica, un’alternativa al classico modello del “per le vacanze leggete questo, questo e questo libro”. Puntualmente non letti o, se letti, dimenticati pagina dopo pagina. In questo caso, invece, i bambini si sentono più attivi nell’esperienza della lettura e questo li aiuti a mantenerli vivi nella memoria e senza dubbio li lascia in un condizione di tensione che li proietta alla prossima volta in cui potranno farlo.