Si potrà godere delle opere del grande maestro De Chirico, in mostra ad Amalfi all’interno del MAG (Metamorfosi Art Gallery), presso l’Antico Arsenale, fino al 9 marzo 2017.
La rassegna che ha avuto inizio il 7 dicembre 2016, con il titolo “La Ricostruzione”, abbraccia 30 anni di vita dell’artista dal 1948 al 1976. Organizzata dall’Associazione Metamorfosi, coordinata da Pietro Folena e dalla Fondazione Giorgio e Isa De Chirico, è stata curata da Claudio Strinati, il quale ha optato per 13 lavori che simboleggiano un’eredità spirituale volta all’affrancamento di un popolo snervato dal conflitto mondiale, incamminato a riacquisire con fervore la propria dignità e la propria riabilitazione.
Alcune delle opere esposte qui di seguito: “Vita silente nel paesaggio con drappo rosso” del 1948, “Lungo l’Arno” del 1957, “Il pittore” del 1958, “Combattimento con leone” del 1968, “Elettra consolatrice” del 1968, “Interno metafisico” con testa di Esculapio del 1969, “Mele e arance” del 1969, “Vita silente con busto di Minerva” del 1973, “Il dialogo misterioso” del 1973, “Oreste ed Elettra” del 1974 ed infine “Il contemplatore” del 1976. Si potrà visitare la mostra indicativamente negli orari 10 – 14 e 15,30 – 19,30. Per maggiori informazioni si può visitare la pagina web del MAG.
Giuseppe Maria Alberto Giorgio De Chirico nacque in Grecia il 10 luglio del 1888 a Volos. Compì nel 1917 i primi passi necessari per l’acquisizione dei fondamenti della pittura metafisica, grazie al pittore Carlo Carrà che conobbe durante la prima guerra mondiale in un ospedale militare di Ferrara. Ma la sua attenzione fu attratta da molte forme espressive, tra le quali l’architettura classica, l’archeologia e il surrealismo. Si interessò di scenografia, di litografia e realizzò sculture in bronzo, successivamente divenute gioielli. Scrisse inoltre racconti, memorie autobiografiche e persino un romanzo redatto in lingua francese “Hebdomeros”. Un artista a tutto tondo che ebbe modo di studiare presso l’Accademia di Belle Arti di Firenze e Monaco di Baviera. Visse a Parigi e a New York, infine in Italia, dove aprì un atelier a Piazza di Spagna, nel quale ebbe modo di collaborare anche Massimiliano Fuksas. I suoi manichini, le statue, i luoghi ritratti sono ricerca ed interpretazione di uno stile bizzarro e nostalgico. Egli vuole porre, fuori dai soliti schemi ai quali siamo abituati, corpi inanimati che diano merito all’ambientazione che li ospita, esaltandoli e acquisendone luce riflessa come per empatica condivisione. D’altronde, a differenza del futurismo dove tutto è moto e rapidità, l’arte metafisica mette in rilievo la staticità, come se ciò che viene raffigurato avesse una estensione fuori dal tempo.