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Marina Confalone interpreta la scimmia-uomo di Kafka

Domani l’attrice Marina Confalone sarà la scimmia-uomo di Kafka nella storica aula Ottagono della Federico II

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Marina Confalone
Marina Confalone

Domani giovedì 16 febbraio 2017, alle 11, presso la sede federiciana di corso Umberto I n. 40 a Napoli, l’attrice Marina Confalone si esibirà tra i banchi della storica aula Ottagono di Chimica, in cima allo scalone della Minerva, alla Federico II. L’attrice napoletana nei panni di Rotpeter porta in scena un monologo teatrale ispirato al racconto ‘Relazione all’Accademia’ di Franz Kafka. La Confalone, vincitrice di 4 David di Donatello, interpreterà la ‘scimmia-uomo’ di Kafka.

Si chiama Rotpeter (Pietro il Rosso) la scimmia a cui Franz Kafka dà voce nel 1917 con un racconto breve pubblicato sulla rivista di Martin Buber Der Jude.
Relazione all’Accademia è tra i racconti di Kafka quello che colpisce in modo più diretto: una scimmia, ormai non più scimmia, racconta come e perché si è trasformata in un uomo.

Marina Confalone si immedesima nella scimmia protagonista dell’opera che, afflitta dalla nostalgia della sua condizione primitiva, ha progressivamente assunto connotati umani, tra cui per primo il linguaggio. Ed è proprio durante la relazione che la sua natura primaria traspare mostrando uno dei volti più drammatici del racconto: l’identificazione con il più forte.

L’evento è stato organizzato dal Distretto ad Alte Tecnologie per i Beni Culturali DATABENC, dal Corso di Studio Magistrale in Discipline della Musica e dello Spettacolo, Storia e Teoria del Dipartimento di Studi Umanistici e dal COINOR – Centro di Servizio di Ateneo per il Coordinamento di Progetti Speciali e l’Innovazione Organizzativa.

Il racconto “Relazione all’Accademia”

Relazione all’Accademia è tra i racconti di Kafka quello che colpisce in modo più diretto. Una scimmia, ormai non più scimmia, racconta come e perché si è trasformata in un uomo. Pietro, mentre è con il suo branco, viene ferito da due pallottole, una in modo non grave al volto, l’altra all’anca che lo rende zoppo. È a causa della cicatrice al volto che Pietro viene definito il rosso. Dopo la prigionia in una cassa, mentre raggiunge l’Europa su una nave, Pietro capisce che imitando molto bene gli uomini, può garantirsi la libertà, o meglio, una forma di libertà. Così, dopo circa 5 anni di esibizioni teatrali, gli antropologi lo invitano all’accademia per ascoltare la sua storia, e si trovano davanti una scimmia-uomo calma, riflessiva, ironica, che racconta il suo percorso con una vena di malinconia, rabbia ed accusa.

Ad introdurre l’esibizione sarà il professore Matteo Palumbo.