Finalmente sembra che qualcosa nel mondo del web si sia smosso per iniziare a porre un freno alle notizie false che circolano in rete. Sono in particolare i social network quelli che vengono considerati i principali vettori delle cosiddette bufale che troviamo in internet. Quelle notizie che vengono lanciate da siti che all’ apparenza possono confondersi o erroneamente considerarsi delle testate giornalistiche ma che poi nei fatti sono dei blog che poco hanno da spartire col giornalismo on line e con l’informazione vera.
Moltissime news vengono confezionate ad arte, magari cavalcando l’onda degli eventi del momento, al fine di guadagnare quanti più “clik” possibili che fanno aprire le pagine e quindi… registrare visite.
Nella rete le visualizzazioni sono molto importanti poiché più ne aumenta il volume e più si fanno soldi. In questo caso soldi veri. Perché l’alto numero di visualizzazioni attira i pubblicitari che per inserire un banner sono disposti a pagare un tot di centesimi ad ogni clik. E allora diventa molto ma molto conveniente inventare fandonie, elaborare false notizie, mistificare fatti veri pur di far girare il link fino a farlo diventare virale. Nulla importa se le fake news creano scompiglio tra i lettori, ingenerano paure o false aspettative. L’importante è raggiungere lo scopo. E lo scopo è, come dicevamo, quello di ricevere un tornaconto economico.
Alcune notizie sono state confezionate così bene da essere riprese addirittura anche dai veri organi d’informazione. Questo accade perché in un frenetico mondo digitale la notizia diventa “vecchia” nel giro di poche ore e spesso, per stare dietro allo scoop, qualche collega dimentica (o magari diciamo che non ha tempo) di effettuare le dovute verifiche prima di rilanciarla, cadendo così nella trappola dei produttori di fake.
Ora però sembra che Facebook, nei fatti, abbia ufficialmente dato il via alla battaglia contro la cattiva informazione iniziando a segnalare le notizie false con un’etichetta riportante la scritta: ”Contestata”.
In effetti, come già aveva anticipato lo scorso dicembre, la piattaforma social imprimerà una sorta di bollino rosso alle notizie che un team di giornalisti avrà precedentemente sottoposto a verifiche, constatandone la falsità o comunque ritenendole fuorvianti.
Il primo caso di “bollatura” è avvenuta un paio di giorni fa negli Stati Uniti e riguarda il presidente Donald Trump. La notizia in questione, pubblicata dal The Seattle Tribune, riguarderebbe una fuga di notizie dalla Casa Bianca avvenuta attraverso lo smartphone Android dello stesso Trump. Il contenuto della news è stato verificato dai membri di due organizzazioni che collaborano con Facebook per il controllo delle notizie on line e l’etichetta con la scritta “contestata” è stata apposta perché non sono stati trovati risconti.
In effetti secondo Snopes.com, una delle organizzazioni che hanno proceduto al controllo, il The Seattle Tribune non sarebbe una testata giornalistica ma “una fabbrica di fake news”.
Ma in Italia come siamo messi?
Ecco, da noi, nel Belpaese, la “bollatura” delle bufale non è ancora attiva. Certo, le notizie possono essere segnalate, ma non è possibile apporvi, per ora, la stringa rossa di contestazione.
Però, considerato il desiderio pubblicamente manifestato da Mark Zuckerberg di arginare le false notizie anche con l’ausilio, in un prossimo futuro, dell’ intelligenza artificiale, siamo certi che la novità adottata negli States non tarderà ad arrivare sulle italiche sponde.
E, tenuto conto di quello che attualmente gira su Facebook, sarà sicuramente emozionante vedere il nostro diario tempestato da una miriade di bollini rossi.