Home Varie Cibo & Salute La melanzana riduce il colesterolo e fa bene al cervello

La melanzana riduce il colesterolo e fa bene al cervello

La melanzana, oltre ad abbassare il colesterolo cattivo, è una preziosa alleata nella prevenzione di malattie cardiovascolari, diabete e tumori

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Melanzana Cima di Viola, lunga di Napoli

La melanzana è un frutto facile da cucinare e ricco di sostanze che aiutano il drenaggio e la purificazione. La buccia della melanzana è, infatti, ricca di sostanze utili a riequilibrare la funzionalità epatica: purificando il fegato si notano miglioramenti anche sui livelli di colesterolo cattivo nel sangue.
Le melanzane, infatti, contengono alcune sostanze amare che contribuiscono a stimolare la produzione di bile e, insieme alla fibra, contribuiscono ad abbassare il tasso di colesterolo cattivo LDL.
La melanzana (Solanum melongena L.) è una pianta appartenente alla famiglia delle Solanaceae e deve essere consumata cotta: la cottura contribuisce, infatti, ad eliminare gli effetti della solanina, sostanza tossica per l’organismo.

Come riportato dal sito della Lilt (Lega Italiana per la Lotta contro i Tumori) di Biella (www.liltbiella.it/news/melanzane-benefici-salute.html), la melanzana è una preziosa alleata nella prevenzione di malattie cardiovascolari, diabete e tumori. La melanzana contiene, infatti, acido clorogenico e nasunina, due molecole che hanno una notevole attività contro i radicali liberi. Le ricerche dimostrano non solo che la nasunina ha spiccate proprietà antiossidanti, ma persino una specifica azione di inibizione dell’angiogenesi (lo sviluppo di nuovi vasi sanguigni), processo implicato in diverse patologie fra cui il cancro. La nasunina si trova in pochissimi alimenti e le melanzane sono la fonte naturale che ne contiene di più. Questo fitonutriente è concentrato nella buccia della melanzana: è bene quindi consumare le melanzane con la buccia, come d’altronde si consiglia di fare sempre con tutta la frutta e la verdura. La melanzana ha, inoltre, un bassissimo indice glicemico (IG 15) ed è quindi da considerare anche per prevenire e gestire sovrappeso e diabete.

Per questo, e non solo, è importante aumentare il consumo della melanzana. In merito Rosario Lopa, Rappresentante della Consulta Nazionale dell’Agricoltura e Turismo: “è doveroso interessare la provincia di Napoli e gli operatori turistici, agricoltori ed enti istituzionali a promuovere la qualità della melanzana e le sue capacità gastronomiche nella ristorazione del territorio partenopeo. Tradizionalmente molto diffusa, e strettamente associata alle tipiche ricette in uso presso le famiglie di Napoli e provincia, la Melanzana Cima di Viola è un ecotipo locale che presenta bacche di forma allungata, con buccia di colore verde scuro, molto lucida. La Melanzana Cima di Viola è adatta al consumo fresco e prediletta per la sua polpa tenera, dal sapore particolarmente dolce e con esigua presenza di semi, forma l’ingrediente base di numerosi piatti prelibati, come le melanzane indorate e fritte, a funghetti con pomodorino del piennolo o con mozzarella di bufala in salsa di pomodoro San Marzano.
Questa caratteristica melanzana, oggi fortemente riscoperta, viene prodotta soprattutto nell’agro Acerrano-Nolano e Sarnese-Nocerino, e la sua coltivazione è sempre stata legata alla facilità di lavorazione dei terreni e alla disponibilità di acqua. Per tradizione le bacche di melanzana venivano raccolte due volte, la prima tra la fine di giugno e gli inizi di luglio e la seconda verso settembre-ottobre, con una produzione più pregiata. Attualmente invece la raccolta della Melanzana Cima di Viola si svolge da maggio a tutto dicembre.

Merita un cenno la Melanzana Napoletana, simile nell’aspetto esteriore e nelle tecniche di coltivazione alla Cima di Viola, che viene raccolta a fine settembre a tutto novembre e rappresenta un’eccellente melanzana da serbo, grazie ai pochi semi, alla consistenza della polpa e alla scarsa decolorazione del prodotto conservato. Anche la Melanzana Napoletana è profondamente radicata nelle tradizioni contadine dell’autoconsumo.
Tradizionalmente la maggior parte delle bacche venivano sbucciate, affettate, passate in salamoia, sbollentate in acqua e aceto di vino bianco, strizzate e conservate sott’olio (con aglio, origano e patella – peperone piccante) per l’intero anno. Attualmente la Melanzana Napoletana continua ad essere utilizzata per la preparazione domestica dei sottolio e sottaceti, magari gustata assieme a provolone piccante, a costatelle di maiale arrosto o in versione merenda del cafone (cozzo di pane con melanzane sottolio).

Qual è la produzione totale di melanzane in Italia?

La produzione totale di melanzane in Italia è stata complessivamente pari a circa 600.000 tonnellate, di cui 70.000  tonnellate coltivate in serra, con superficie coltivata complessiva supera i 25 mila ettari. Tra le regioni nelle quali risultano concentrate le maggiori produzioni di melanzane risulta proprio la Campania, con 171.089 tonnellate. In Campania le provincie di Caserta, Salerno e Napoli producono circa 180.000 tonnellate. Gli scambi commerciali nazionali di melanzane evidenziano un aumento sia delle importazioni che delle esportazioni: le esportazioni di melanzane si attestano su un quantitativo di 5.516 tonnellate; le importazioni sono pari a 11.996 tonnellate.